Se un viaggiatore scozzese… tra elettrodotti e vincoli paesaggistici

Se un viaggiatore scozzese… tra elettrodotti e vincoli paesaggistici

Pubblichiamo l’ultima puntata del testo del professor Giovanni Campeol (qui la prima parte: Se un giorno d’estate un viaggiatore scozzese…; la seconda: Se un viaggiatore scozzese… in treno verso il Cadore; la terza: Se un viaggiatore scozzese… tra strade e sbocchi a nord; e la quarta: Se un viaggiatore scozzese… tra Mondiali, Olimpiadi e varianti).

Prendo atto che la bellezza del Bellunese è frutto anche della sua articolatissima e accentuata morfologia e il vivere in questi luoghi deve avere ovviamente sviluppato nei secoli un “saper fare” attentissimo alla gestione delle frane. 

Chiedo così al mio interlocutore – mi scusi, vista la situazione morfologica, nel Bellunese vi saranno tantissimi buoni progetti predisposti per superare questa criticità? – Lui mi risponde con uno sguardo un po’ depresso – egregio professore negli ultimi anni nel Bellunese si è prevalentemente sviluppata la “progettualità” della Protezione Civile piuttosto che quella di risolvere in modo definitivo, ad esempio, le continue interruzioni delle strade a causa delle frane –

Rimango ancora sorpreso di questa sua riflessione, però devo prendere atto che diffondere e organizzare bene la Protezione Civile sia un’ottima strategia a patto, ovviamente, accompagnata da una strategia di alto profilo atta a realizzare progetti capaci di risolvere le criticità derivanti dalle molte frane. 

Il mio interlocutore continua – le faccio presente che gestire la Protezione Civile, a parte la sua ovvia necessità, è anche un grande bacino di raccolta del consenso … e un metodo per far sentire importanti i molti bravi volontari che ne fanno parte –

Effettivamente il mio acuto ingegnere ha colto un aspetto non marginale dei comportamenti umani: dare una “divisa”, un “fischietto” e una “paletta” a una persona spesso genera in questa un senso di importanza, di rispetto e di utilità.

Prima che intervenga di nuovo lo incalzo perché ha introdotto, non so quanto involontariamente, un nuovo “personaggio” di nome Terna. Così prontamente gli domando chi sia questo soggetto. 

– Terna è un colosso di dimensione europea, a prevalente capitale pubblico, che in Italia realizza le reti di trasmissione elettrica e le relative stazioni di trasformazione (ma all’estero costruisce anche altre infrastrutture). Nel Bellunese, oltre dieci anni fa, Terna ha presentato un progetto denominato di “razionalizzazione” della rete elettrica che però ad oggi non è stato ancora realizzato –

Ancora il fattore “tempo lungo” appare come una costante del Bellunese, oltre a quello delle criticità da frana e da traffico.

Il mio interlocutore continua subito – gentile professore tra i tanti problemi infrastrutturali presenti nel Bellunese vi è anche quello delle pesanti interferenze delle linee elettriche che passano sopra le case e in alcuni casi addirittura sopra interi paesi -. Chioso – sopra i paesi? – 

Mi guarda sempre con un sorriso un po’ amaro e risponde – nel 2009 questa società presentò un progetto che tra gli obiettivi principali annoverava quello di togliere una linea aerea che passava sopra il centro urbano di Ponte nelle Alpi. Tuttavia ad oggi, dopo 11 anni e ben a due dall’autorizzazione data addirittura dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, queste linee elettriche sono ancora sopra la testa degli abitanti di questo paese e non solo – 

Sempre più sorpreso chiedo il perché di questa incredibile situazione. Lui mi guarda con una punta di rassegnazione e sospirando mi dice – anch’io mi sorprendo che non si riescano a realizzare i progetti più importanti. Forse manca del tutto il buonsenso e forse, come nel caso del progetto di Terna, si sono accorti che era sbagliato e superato –

Sono sconcertato che il “bello della natura” del Bellunese conviva all’inefficienza del sapere fare umano. Quale malattia ha colpito questa terra?

Prendo atto che il Bellunese è proprio mal messo poiché è caratterizzato da vecchie ferrovie, strade strette, nessuno sbocco a Nord verso l’Austria, linee elettriche sopra la testa della gente, frane continue … cosa mai potrà avere ancora di negativo?

Mentre siamo silenti sorseggiando un buon bicchiere di vino rosso, accompagnato da alcune fette di salame di cervo (ottimo davvero), vedo passare un signore a piedi che saluta cordialmente il mio interlocutore dicendogli – caro ingegnere ricordati di darmi una mano per quella la concessione edilizia necessaria alla sostituzione della recinzione della mia casetta in Comelico –

Osservo come il mio interlocutore, pur essendo un ingegnere, sia così disponibile ad aiutare gli altri per delle concessioni edilizie che immagino, come dappertutto, siano di prevalente competenza dei geometri. 

Non oso chiedere nulla ma lui sorridendo mi dice – vede mi devo anche occupare di concessioni edilizie e per di più per sostituire una recinzione di 30 metri lineari -. Appunto, penso, come mai lui si impegna per queste procedure che immagino siano già ben consolidate. Incuriosito gli chiedo se per caso in Italia le concessioni edilizie siano molto complicate da ottenere, per di più per sostituire una piccola recinzione (attività che, a mio avviso, non dovrebbe essere oggetto di alcun parere da parte della Pubblica amministrazione).

L’ingegnere così mi risponde – non si sorprenda caro professore, ma in Comelico recentemente è stato apposto un vincolo paesaggistico molto rigido e molto vasto, per cui anche i più piccoli interventi edilizi devono essere autorizzati non solo dal Comune ma anche dal MiBACT -. MiBACT? Cosa mai rappresenta questa parola che mi sembra il nome di un medicinale? 

Per cui lo chiedo al mio interlocutore. – Il MiBACT è l’acronimo di “Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo” cioè un organo dello Stato che, apponendo questo vasto vincolo paesaggistico, deve dare il suo parere obbligatorio e vincolante praticamente a tutte le trasformazioni, come ad esempio quelle edilizie. E io essendo un esperto di paesaggio a volte intervengo per supportare le persone affinché riescano a ottenere i parerei postivi per i loro interventi edilizi, spesso di modestissime dimensioni -. 

Non trovo però nulla di strano in tutto ciò, vista la bellezza del Comelico. Infatti ritengo corretto che vada tutelato dallo Stato italiano e ciò lo faccio presente al mio interlocutore.

 – Caro professore so che in Scozia la vostra tradizione è di tipo pianificatoria piuttosto che vincolistica, mentre in Italia è esattamente il contrario -. Certo – rispondo io – ma voi avete le bellezze delle Dolomiti e del Comelico ed è giusto apporre almeno un vincolo paesaggistico – 

Ma lui subito mi incalza – un vincolo paesaggistico! In Comelico da anni sono presenti tutte le tipologie di vincoli possibili: idrogeologico, paesaggistico, naturalistico, architettonico …-.

La cosa mi sorprende molto e gli chiedo – se già esistono dei vincoli molto diversificati e mi pare complessi, perché mai ne è stato apposto un altro? – Bella domanda egregio professore! Ritengo sia stata una decisione tutta politica per isolare ancora di più la parte del Bellunese confinante con l’Austria, probabilmente per impedire che si possa realizzare qualche trasformazione del territorio non gradita al gruppo di potere che governa queste terre –

Non capisco la razionalità di questa motivazione politica. Apponendo un nuovo vincolo, peraltro sopra ad altri esistenti e per di più di esclusiva competenza statale, ritengo si espropri il potere dei Comuni che sono eletti direttamente dal popolo. Se poi questo vincolo, così come me lo presenta il mio cortese interlocutore, interviene anche sulla tipologia di una recinzione, credo si attui un vero e proprio “accanimento terapeutico” di tipo ambientale che innegabilmente fa fuggire le popolazioni dal Comelico.

Sono veramente basito da questa situazione e chiedo – ma le popolazioni locali come hanno reagito a questa imposizione dall’alto? – Il mio interlocutore, sospirando, così mi risponde – effettivamente per un certo periodo hanno protestato in molti ma poi tutto si è risolto in un nulla di fatto. I bellunesi sono obbedienti e molto pazienti –

Non soddisfatto della risposta chiedo – ma i rappresentanti politici locali, eletti al Parlamento o al Senato, cosa hanno fatto? – L’ingegnere abbassa per un attimo lo sguardo e dondolando la testa mi dice – a parte qualcuno, i restanti rappresentanti politici a livello nazionale non si sono affatto mossi… a mio avviso, ritengo che costoro siano pienamente conniventi con l’apposizione di questo esteso vincolo paesaggistico –

Sorpreso chioso – ingegnere lei vuole farmi intendere che coloro che dovrebbero rappresentare gli interessi dei bellunesi a livello nazionale di proposito vogliono far “morire” una parte di questa provincia come il Comelico? – 

Ritorniamo un attimo in silenzio. La brezza si è fatta più fresca e gli Spalti di Toro si sono illuminati di un rosa profondo. Prati, boschi, case sparse, piccoli borghi … tutto sembra frutto di un equilibrio dinamico secolare, ma capisco che così non è. Questa terra sta letteralmente decadendo.

Mi rendo conto che sono passate quasi due ore da quanto parlo con questo cortese ingegnere, pieno di “ingegno” e decido di togliere il disturbo.

Ci salutiamo con la promessa di incontraci ancora perché sono troppo interessato al racconto geografico di questa terra straordinaria e nel congedarmi mi dona un piccolo libro, dicendomi – gentile professore dopo quello che le ho raccontato, mentre sarà in volo per tornare in Scozia, legga questo libro di racconti dolomitici così capirà perché nel Bellunese molti ancora credono alle favole –

Caro Giovanni dopo l’incontro con questo straordinario personaggio, che ha dimostrato possedere una cultura molto vasta e una chiave di lettura estremamente interessante del territorio Bellunese, nei giorni successivi ho visitato altri ambiti geografici di questa incredibile provincia, osservandoli però con occhi molto diversi rispetto a quelli di un turista classico.

Caro Giovanni colgo l’occasione anche per dirti che ho soggiornato a Cortina d’Ampezzo, scoprendo che qui risiede la Fondazione Dolomiti UNESCO della quale, ricordo, tu fosti il primo Segretario Generale. Appena avremo modo di incontrarci nuovamente (magari ad Edimburgo per la presentazione del tuo nuovo libro sulla valutazione ambientale), aspettati di essere intervistato, sono molto curioso di sapere come è stata gestita questa Fondazione dopo le tue, per me, inopinate dimissioni.

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