Non chiamatela Alemagna. Calvario è più appropriato. Perché stare ore (anche 3 o 4) fermi in colonna non è certo una passeggiata di salute. Sofferenza per gli automobilisti e anche per l’ambiente. E chissà quante salmodie…
La fotografia della Statale 51 è quella di una domenica di febbraio. Chiusura dei Mondiali di sci, è vero. Ma evento senza pubblico e piste chiuse, quindi non c’è la scusante di un afflusso record. La cronaca di un viaggiatore che parte da Cortina è presto fatta. Traffico regolare fino a Tai, mezz’ora di auto, come è normale che sia. Poi motore spento e auto ferma. Dieci minuti. Venti minuti. Mezz’ora. Il tempo lievita e per arrivare al Ponte Cadore serve un’altra ora. La colonna è paralizzata. Dal ponte a Caralte altra mezz’ora (e sarebbero 500 metri, poco più).
Tutto fermo di nuovo dalla galleria di Caralte. È così, stop and go, fino a Pian di Vedoia. Alla fine un viaggiatore partito a Cortina alle 17, impiega quattro ore per imboccare l’autostrada. E se ci fosse un’emergenza che richiede il passaggio di un’ambulanza? Meglio non chiederselo… intanto la montagna muore. Di smog e di traffico. Insostenibile.