La Provincia di Belluno chiede il lockdown natalizio: «Meglio chiudere»

La Provincia di Belluno chiede il lockdown natalizio: «Meglio chiudere»

 

Una sorta di lockdown sotto le festività. Lo chiedono in molti. A livello governativo. Regionale. E ora anche provinciale. 

«Sono favorevole a misure più restrittive tra Natale e l’Epifania. In questo momento è assolutamente vietato abbassare la guardia, pena ritrovarci a gennaio con una situazione ancora più complicata, che renderebbe gravissima la crisi economica, oltre che l’emergenza sanitaria». È quanto afferma il presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin. 

«Sono consapevole di quanto sia pesante e sofferta la decisione da prendere. Chiudere ancora di più le maglie delle restrizioni e contenere gli spostamenti avrà conseguenze inevitabili. Ma sono altrettanto consapevole della estrema difficoltà in cui si trova il sistema sanitario».

Arrivano continue sollecitazioni da medici e da infermieri: «Quello che loro devono registrare ogni giorno – ospedali sotto pressione, contagi in aumento, case di riposo in fortissima difficoltà – noi non lo vediamo, perché siamo all’esterno di quel mondo e ciò significa che stiamo bene, in salute. Non per questo possiamo fingere di non comprendere l’emergenza in corso. Anzi, abbiamo il dovere di dare respiro a un sistema ormai in affanno» continua il presidente Padrin.

«Se vogliamo evitare la terza ondata e consentire una ripartenza più rapida e semplice, è necessario agire subito. Ecco perché non vedrei in maniera negativa l’applicazione di maggiori restrizioni da Natale all’Epifania. Di certo ci saranno attività assai penalizzate. Penso al settore del commercio, della ristorazione, che da mesi stanno pagando gli effetti del Covid. Penso al turismo, che nel nostro territorio costituisce una fetta importante dell’economia e dei bilanci di migliaia di famiglie; piange il cuore vedere le montagne innevate, le piste pronte, località come Auronzo, Cortina, Alleghe, Arabba, Rocca Pietore, Falcade, addobbate a festa per Natale e costrette a tenere gli impianti chiusi. Ma per queste attività, per il turismo e il suo indotto, dobbiamo fare in modo – e lo chiedo fin da subito al Governo – che arrivino ristori e indennizzi, dimensionati alle perdite e in grado di sopperire in maniera vera e reale ai danni subiti dalle eventuali chiusure».

Secondo Padrin, c’è una sola strada da seguire: «Fermarsi dieci giorni nel periodo delle festività può essere una scelta corretta. Festeggeremo più facilmente e con maggiore ottimismo la rinascita, se oggi siamo costretti a celebrare il Natale in tono dimesso».

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