«Non capisco cosa sia successo da venerdì a domenica, per decidere di chiudere tutto di nuovo». Hai voglia di parlare di fulmine a ciel sereno. Per impiantisti e albergatori della montagna il dietrofront governativo sull’apertura degli impianti di risalita mette di fatto la parola fine a una stagione mai iniziata.
Eppure c’era chi ci sperava ancora. «In provincia circa il 50% degli alberghi era pronto a riaprire, in concomitanza con il via libera allo sci», rivela Walter De Cassan, storico presidente di Federalberghi Belluno. «Con questo nuovo stop fino al 5 marzo, chi volete che riapra, poi?».
E adesso? La speranza, anche in questo caso, si chiama Mario Draghi. «Ha fatto la cosa giusta, istituendo di nuovo il ministero del turismo – commenta De Cassan – segno che probabilmente ha capito più di altri l’importanza di questo settore nell’economia dell’intero paese. Non dimentichiamo che quella del turismo è l’unica impresa che non si può delocalizzare».
Ora, però, servono i ristori, e occorre fare presto. «A parte un paio di mesi la scorsa estate – prosegue il presidente di Federaberghi – noi operatori turistici abbiamo sofferto una chiusura di un anno intero. Di fatto, con la mancata apertura invernale, la montagna si può ora paragonare alle città d’arte». Basteranno i 4,5 miliardi previsti per ripianare le perdite? «Non credo proprio – fa di conto De Cassan, che lancia una proposta: «Perché intanto non distribuire subito alle imprese turistiche i 2 miliardi di euro non utilizzati per il “bonus vacanze”?».
L’altro tema caldo è quello della fiscalità. «Bisogna intervenire in fretta, qui siamo chiusi da ottobre e non ci sono più soldi per pagare tasse e rate dei mutui. Tenete conto che solo per partecipare ai bandi regionali per l’ammodernamento delle strutture, in provincia gli albergatori hanno fatto investimenti per 120 milioni di euro. E i mutui contratti vanno pagati».