Un fulmine a ciel sereno. Il Cts ha parlato e gli impiantisti si fermano di nuovo. Neanche il tempo di digerire lo slittamento in avanti disposto dal governatore Zaia, che si profila all’orizzonte un ulteriore spostamento. Niente sci fino al 5 marzo. Per il popolo del circo bianco è davvero un inverno maledetto, nonostante la neve.
Il Comitato tecnico scientifico qualche giorno fa aveva dato il via libera alla riapertura delle piste da sci. E gli impiantisti si erano preparati per il 15 febbraio, domani. Il Veneto però aveva scelto di ritardare l’avvio delle sciate a mercoledì 17. Non senza i malumori dei gestori delle ski aree, dato che oggi e domani sarebbero giorni grande afflusso, visto che le scuole sono chiuse per le vacanze di Carnevale.
Adesso però salta tutto. Né 15 né 17 febbraio. Perché il Cts ha deciso per un repentino dietrofront. Nel pomeriggio infatti è arrivata la “tegola”: «Sono mutate le condizioni epidemiologiche» dice il Comitato tecnico scientifico. Il tutto per colpa della «diffusa circolazione delle varianti virali». Ergo, il responso è chiaro: «Allo stato attuale non appaiono sussistenti le condizioni per ulteriori rilasci delle misure contenitive attuali, incluse quelle previste per il settore sciistico amatoriale». Tradotto, lo sci deve attendere.
Quello del Cts è un parere, poi spetterà alla politica decidere. E la politica ha sentenziato. Il ministro Speranza ha appena firmato il provvedimento che ferma di nuovo lo sci fino al 5 marzo.