Da stalle a villette: come cambiano i tabià, pagina di storia del territorio

Da stalle a villette: come cambiano i tabià, pagina di storia del territorio

Costruzione in muratura al piano terra. In legno ai piani superiori. Animali e bestie sotto, fieno e foraggio sopra. Sono i vecchi tabià, cuore pulsante della civiltà agricola di gran parte delle “terre alte” del Bellunese. E oggi che l’agricoltura di montagna è scomparsa (o comunque non segue più le modalità di un tempo), sono rimasti come simbolo del territorio. In alcune parti addirittura sono stati trasformati. Villette e case vacanza, in una riqualificazione che non cancella la storia.

Ce lo racconta l’ingegner Duilio Scardanzan, che ha seguito personalmente progetti di trasformazione dei vecchi tabià. Con un focus in particolare su Falcade e la Valle del Biois.

Le stalle con fienile, con la attività agricole connesse, sono state da sempre alla base della sopravvivenza della gente dei paesi di montagna, e soprattutto di alta montagna. Erano i tabià, gestiti molto spesso dalle nostre nonne, che alle 5  del mattino erano puntuali nella stalla per la mungitura dei bovini. I fienili molto spesso venivano costruiti a ridosso delle abitazioni o in loro prossimità. Lo si vede ancora oggi, a eccezione dei paesi dove vi fu un piano di ricostruzione postbellica che li fece collocare in zone dedicate, a margine degli azzonamenti abitativi.

Verso la fine degli anni Settanta, inizi anni Ottanta, un po’ con il benessere raggiunto da tutto il paese, un po’ per nuove regolamentazioni di tipo fiscale e anche sanitario, furono abbandonati. 

Fino alla fine del Diciannovesimo secolo erano prevalentemente composti da un piano stalla, generalmente costruito in muratura di pietra, e dai piani superiori realizzati interamente in legno, con tronchi d’albero solo sbucciati (struttura Blockbau). Successivamente furono realizzati con una struttura a telaio portante, mediante travature squadrate e tavolame segato per il tamponamento verticale. Il tetto era eseguito rigorosamente in scandole di larice a spacco o segate.

Negli anni Novanta molti di questi immobili, non essendo utilizzati da tanti anni, mostrarono uno stato di degrado preoccupante. Tanto che le amministrazioni comunali decisero di rendere possibile la loro trasformazione con cambio di destinazione a residenziale. A condizione che esternamente i tabià rimanessero quasi inalterati, vale a dire con mantenimento della stessa tipologia architettonica, e possibilmente degli stessi materiali.

Ecco che allora molti di questi fienili sono stati trasformati in abitazioni, (o anche in attività di ristorazione e ricettive). Talvolta di famiglie residenti, altre volte invece sono diventati villette per villeggiatura. La trasformazione è sempre un po’ impegnativa in tutti i sensi, ma il risultato, per merito degli artigiani locali, è molto soddisfacente. E ridà vita a strutture antiche, lasciandole come una pagina di storia.

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