Varroa: il nemico delle api è un piccolo parassita di 2 millimetri

Varroa: il nemico delle api è un piccolo parassita di 2 millimetri

Conoscere il mondo delle api: dalla A alla Z. Anzi, “Dalla A alla bzzzzz”. Prosegue il nostro alfabeto “apistico”, curato da Claudio Mioranza. Ecco il capitolo numero 30

V di Varroa descrutor – Non è il nome terrificante di un mostro alieno o di un cattivo Transformer. Anzi, è un piccolo parassita di 2 millimetri che però ha fatto e sta facendo molti danni in apicoltura moderna.

Ma è necessario un passo indietro: l’acaro convive da millenni con l’apis cerana nei Paesi asiatici, dove evidentemente il differente ciclo biologico delle api (rispetto all’apis mellifera) impedisce il proliferare del parassita senza creare alla popolazione.

Tuttavia, la globalizzazione con lo scambio di merci e anche di api nel mondo ha portato a un salto di… ape (similitudine attuale: vedi i pipistrelli-Covid): negli anni Ottanta, la varroa a dorso di api europee è approdata in Europa, diffondendosi rapidamente in quanto il ciclo biologico dell’apis mellifera permette una maggiore moltiplicazione e soprattutto trova le api incapaci di difendersi.

La varroa si può riprodurre solamente in una colonia: dotata di un apparato boccale pungente, succhia alle giovani larve e api i liquidi organici come la emolifa e la vitelogemina, indebolendole o addirittura infettandole con dei virus (che loro stesse trasportano). E da qui nasceranno api meno longeve o addirittura senza ali (virus ali deformi).

Dagli anni Ottanta questo parassita, poi diffusosi in tutto il mondo, ha dunque indebolito o annientato intere colonie di api causando gravi danni all’apicoltura che si è trovata inerme davanti al piccolo nemico sconosciuto.

Sono quindi subentrati trattamenti chimici per contenere l’infestazione di varroa.

Oggi, dopo tanti errori e sperimentazioni, conviviamo con la presenza del parassita. E sono aumentate le competenze tecniche degli apicoltori per affrontare la lotta annuale all’acaro: lotta che inizia verso metà estate, dopo aver tolto i melari con il miele prodotto. Grazie a biotecniche (come il blocco della covata) e all’utilizzo di acidi organici naturali (acido ossalico-formico: non lascia residui nel miele e cera), si riesce ad abbattere buona parte della popolazione degli acari portando poi le famiglie all’inizio inverno, quando l’assenza di covata permette un ulteriore e finale trattamento acaricida sulla varroa foretica, riducendo la presenza nell’alveare a poche unità.

Di fatto tutta questa situazione ha visibilmente e geneticamente indebolito le colonie di api, che senza l’apicoltore sarebbero destinate a soccombere. Ma da bravi api-coltori stiamo cercando sempre di  migliorare la situazione per il benessere, la forza e vitalità delle nostre amate apine.

Bzzzzz a tutti! 

Claudio Mioranza – Apicoltore dolomitico

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