“Vajont. Ricucire con l’acqua”. A Longarone la mostra di Sara Casal e Gino Fossati

“Vajont. Ricucire con l’acqua”. A Longarone la mostra di Sara Casal e Gino Fossati

Due generazioni diverse. Una che ha visto, vissuto e subito il Vajont, l’altra che l’ha sentito, l’ha visto raccontato, lo ha letto sui libri e negli occhi di superstiti e sopravvissuti. Due generazioni unite dall’arte e dalla memoria. Gino Fossati e Sara Casal. Sono loro gli artisti che hanno dato forma a “Vajont. Ricucire con l’acqua”, mostra d’arte che sarà allestita al Centro culturale “Ferruccio Parri” di Longarone e sarà inaugurata domenica (13 aprile) alle 18. Una rassegna di pittura e scultura che racconta non tanto il Vajont quanto le forti tensioni emotive e drammatiche che stanno dietro il disastro e chi lo ha vissuto sulla propria pelle, che stanno dentro gli elementi naturali.


Sara Casal nasce nel 1980 a Belluno, cresce fra la Val di Zoldo e la Germania, e dopo la laurea in Lingue e Letterature Straniere a Venezia, l’arte entra nella sua vita. Prima svolge uno stage al Graphickmuseum Pablo Picasso di Münster in Germania ed entra in contatto con l’Accademia di Belle Arti di Varsavia. Poi, tornata in Italia, frequenta per dieci anni lo studio dello scultore Matteo Lo Greco al Lido di Venezia e partecipa alle attività dell’Associazione Artisti Spa+A esponendo in varie sedi in Italia e all’estero. Fa parte dell’Associazione Radica che opera per l’arte contemporanea e ha sede a Santa Croce del Montello e del Gruppo “Arte da mangiare Arte da bere” di Milano. Si esprime attraverso la scultura, l’incisione, la pittura, anche in forma performativa, amando combinare i linguaggi. Negli ultimi tempi collabora con Vico Calabrò nell’arte dell’affresco. Sue opere pubbliche sono visibili a Zoppè di Cadore, Colcerver di Val di Zoldo, in Val Pramper e nel Giardino del Belsentire a Santa Croce del Montello (Treviso).


Gino Fossali nasce a Pieve di Cadore nel 1940. Spinto da una forte passione, comincia a dipingere ed esporre, giovanissimo. Nel 1960 si trasferisce a Milano dove frequenta l’ambiente delle avanguardie artistiche e del realismo esistenziale. Segue il Corso triennale del Nudo all’Accademia di Brera, e si diploma al 1° Liceo Artistico. Dopo il 9 ottobre 1963 – la tragedia del Vajont che ha devastato la sua terra – sente fortemente il disagio esistenziale della condizione umana. Fossali lavora intensamente per due anni e, nel 1965, espone a Venezia un ciclo di lavori che appaiono oggi ancora tragicamente significanti. In queste opere il giovane pittore, certo non estraneo alle avanguardie del ‘900 e all’espressionismo mitteleuropeo, manifesta il suo senso panico del colore nell’organizzazione del quadro, con una forza tragica e visionaria che si traduce in una espansione emozionale, in cui dolore e angoscia si uniscono con straordinaria intensità. Seguirà una evoluzione verso altri stili, ma il centro della pittura di Fossali rimarrà l’interesse per l’uomo, con le sue contraddizioni, e angosce esistenziali, temi che emergono apparentemente più sfumati, ma altrettanto significativi anche nella fase della sua operatività ispirata ai miti dell’antica Grecia. Dopo l’ultima stagione di felice creatività trascorsa in Francia, Fossali muore a Saint-Etienne la vigilia di Natale del 2002.

La mostra “Vajont. Ricucire con l’acqua” resterà esposta fino al 4 maggio. Sarà visitabile dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15 alle 18 (tranne i giorni 14, 20 e 28 aprile).

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