Comunità energetiche rinnovabili, l’idroelettrico opportunità per il Bellunese

Comunità energetiche rinnovabili, l’idroelettrico opportunità per il Bellunese

Lo sviluppo delle Comunità energetiche rinnovabili, se da un lato si dimostra molto interessante per i suoi risvolti economico strategici, ambientali e sociali, dall’altro pone il problema di reperire gli impianti a cui i consumatori devono essere collegati. Nonostante il fotovoltaico sia la tecnologia maggiormente sovvenzionata e su cui punta la strategia nazionale, al Bellunese rischia di offrire soluzioni molto limitate. È quanto emerge dallo studio realizzato da DBA e presentato ieri (11 aprile) dalla Provincia di Belluno nel corso del convegno sullo sviluppo delle Comunità energetiche rinnovabili in Veneto che si è tenuto al polo culturale di Sedico.

Le ore di irraggiamento utili per far funzionare un impianto fotovoltaico, infatti, nelle zone montane e in particolare in fondovalle stretti sono poche. Talvolta non si arriva a 1.000 ore l’anno. Servirebbe quindi puntare maggiormente su altre fonti di produzione, come le biomasse e l’idroelettrico, che garantiscono un funzionamento continuo con un potenziale annuo superiore a 8.000 ore di produzione.

Ma se lo studio sugli impianti presentato dalla Provincia di Belluno spiega chiaramente come l’idroelettrico sia la principale opportunità per il Bellunese, dimostra anche come l’utilizzo di impianti a biomasse sia di certo interessante, ma rimanga al momento una prospettiva, poiché gli impianti che possono essere associati alle CER devono essere di piccola e piccolissima taglia, inferiori a 1MWh. E i costi di realizzazione di impianti a biomasse di queste dimensioni sono ancora molto alti, al contrario di installazioni di micro idroelettrico.

«Dal convegno – sottolinea il consigliere di amministrazione della CER Dolomiti, Marco Genova –  emerge chiaramente l’importanza che viene data non solamente alla produzione di energia solare, ma la necessità di rivedere l’utilizzo di energia idroelettrica.  Le CER sono un’esperienza che ci consente di contrastare la povertà energetica, di produrre energia pulita, quindi con risvolti sociali e ambientali importantissimi, ma soprattutto diventano uno strumento di indirizzo per la governance territoriale, con la possibilità di condividere le decisioni e fare sistema tra politica, pubblica amministrazione, enti del terzo settore e privati». 

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