Da una parte la possibile riapertura degli impianti, a fine febbraio, con solo qualche scampolo di stagione ancora utile. Dall’altra i ristori, indispensabili per salvare il salvabile, ma comunque non sufficienti. In mezzo, la montagna, ferma e senza lavoro da mesi. Non per niente la Regione Veneto si dice preoccupata.
«Anche questa mattina ho ricevuto tante telefonate da parte degli operatori della montagna che non sanno neppure se la data del 15 febbraio per la riapertura degli impianti, fissata dal decreto del 14 gennaio scorso, sarà effettiva o meno. E nel frattempo assistiamo a un teatrino che non è accettabile e che soprattutto distoglie l’attenzione dai problemi reali del Paese» dice l’assessore regionale al turismo, Federico Caner. «Da parte di tutte le Regioni è stato compiuto un lavoro attento per mettere a punto un documento che fissa nero su bianco le misure che dovranno essere seguite per la riapertura in sicurezza degli impianti. Attendiamo nei prossimi giorni la validazione del Comitato tecnico scientifico. Non vorrei però che questo enorme lavoro venisse vanificato da ritardi dovuti alla crisi politica in corso. Penso che a questo proposito la responsabilità sia doppia e che il tempo a disposizione debba considerarsi scaduto».
In effetti, la montagna non ha più tempo. Riaprire a fine febbraio significa lavorare un mese, fino a Pasqua, o poco più. Basterà? O meglio, basterebbe?
Servono due cose – conclude Caner –: avere quanto prima certezza sulla data di riapertura degli impianti e non perdere più tempo nell’individuazione ed erogazione delle adeguate risorse. Se anche gli impianti dovessero riaprire, cosa che appunto auspichiamo, non possiamo nascondere che per la montagna buona parte della stagione è andata persa. Da lunedì la nostra Regione è tornata in zona gialla, ma non si tratta di un ‘libera tutti’, né per i cittadini, che ancora sono chiamati a rispettare le misure, né per i turisti, visto che i confini regionali sono ancora chiusi. Ecco perché i ristori per il settore turistico sono necessari e dovranno essere proporzionati alle perdite».