Radiocollarato un altro lupo nel Parco, sarà studiato il suo comportamento

Radiocollarato un altro lupo nel Parco, sarà studiato il suo comportamento

Prosegue lo studio del comportamento del lupo attraverso la radiotelemetria satellitare. Il progetto, frutto della collaborazione tra il Parco nazionale Dolomiti bellunesi e l’Università di Sassari, è coordinato dal professor Marco Apollonio e prevede di dotare alcuni lupi di radiocollari satellitari: strumenti in grado di rilevare e trasmettere ai ricercatori tutti i dati sulle localizzazioni e gli spostamenti degli animali.

Nel settembre 2022 è stata radiocollarato il primo lupo: una femmina catturata sull’altopiano di Erera e battezzata Novi. Nei giorni scorsi i tecnici dell’Università di Sassari hanno provveduto a sganciare e a recuperare il collare perché, dopo due anni di regolare funzionamento, era ormai prossimo all’esaurimento delle batterie che consentono la raccolta e l’invio dei dati sulla posizione dell’animale. L’operazione viene fatta a distanza, tramite un impulso radio che induce l’apertura del collare, che cade al suolo e viene recuperato, senza determinare alcun disturbo per l’animale.

Sempre in questi giorni nei pressi di forcella Franche, nella porzione agordina del Parco, è stato anche catturato e dotato di radiocollare un altro esemplare di lupo: una giovane femmina che fa parte dello stesso branco di Novi.

La cattura e la successiva applicazione del radiocollare è stata effettuata sotto il costante controllo di un veterinario; la lupa non ha subito traumi ed è tornata dopo breve tempo nel sito di rendez vous del branco.

Anche il nuovo collare, come quello applicato due anni fa, può attivare sistemi di allerta a distanza (proximity sensors e virtual fences) per prevenire attacchi al patrimonio zootecnico o avvicinamenti a insediamenti umani, utilizzando un sistema già sperimentato con successo in Veneto sul monte Grappa. 

I dati che saranno raccolti dal nuovo radiocollare andranno a completare il già ricco quadro di conoscenze raccolto negli ultimi due anni di studio. Avere informazioni precise e costanti sugli spostamenti dei lupi permette infatti di approfondire la conoscenza sul comportamento di questi animali nel Parco; di raccogliere informazioni sulle loro strategie di caccia, sul numero e sulle caratteristiche dei selvatici predati; di migliorare l’efficacia dei sistemi di prevenzione degli attacchi del lupo al bestiame domestico.

«La squadra di operatori che ha condotto le operazioni – ha commentato il presidente del Parco, Ennio Vigne – conferma ancora una volta la sua nota e riconosciuta professionalità ed efficacia; oltre a loro desidero ringraziare anche il Reparto Carabinieri Parco, che supporta sempre le attività di ricerca condotte dal Parco, e i collaboratori del Parco».

«Il progetto che stiamo realizzando assieme al Parco nazionale – ha dichiarato il professor Marco Apollonio, responsabile scientifico della ricerca – prosegue nel migliore dei modi grazie al clima di fattiva e costante collaborazione che si è instaurato. Avere a disposizione più anni di dati sul primo branco che si è stabilito nel Parco rappresenta un notevole risultato che permetterà di chiarire diversi aspetti poco noti della biologia del lupo nelle aree protette alpine».

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