L’arte per esplorare le dinamiche della catastrofe

L’arte per esplorare le dinamiche della catastrofe

Le celebrazioni delle ricorrenze del Vajont entrano nel vivo. Dopo la cittadinanza onoraria alla Guardia di Finanza (sabato scorso), il calendario del 61° anniversario vivrà diversi appuntamenti nel prossimo fine settimana. Momento clou sarà la presentazione di “Calamita/à”, un progetto artistico di ricerca multidisciplinare che punta a esplorare le dinamiche della catastrofe.

L’ESPLORAZIONE DELLA CATASTROFE

“Calamita/à” è nato in maniera indipendente nel 2013, a cura di Gianpaolo Arena e Marina Caneve, e prende origine dai fatti storici del Vajont. 

«In una modernità dove si passa senza soluzione di continuità da una catastrofe alla successiva, il progetto si occupa di esplorare i territori geografici e culturali del Vajont per investigare una domanda fondamentale: come vedere la catastrofe che si avvicina?» spiegano i curatori del progetto che ha coinvolto più di cinquanta artisti e ricercatori per affrontare il tema della rappresentazione della catastrofe e promuovere riflessioni su argomenti quali la trasformazione del paesaggio, lo sfruttamento delle risorse energetiche, la relazione tra uomo, natura e potere, l’emarginazione sociale delle minoranze e l’identità individuale e collettiva.  

Dal 2016 in poi, il focus del progetto è diventato quello di sviluppare i lavori a lungo termine di un gruppo ristretto di autori, iniziati tra il 2013 e il 2015: Gianpaolo Arena e Marina Caneve, ma anche i francesi Céline Clanet e François Deladerriere, l’olandese Petra Stavast e il tedesco Jan Stradtmann. Poi il progetto ha creato una collaborazione con l’etichetta discografica Silentes e un anno fa ha vinto il bando “Strategia fotografia” del Ministero della Cultura. 

Stasera (venerdì 20 settembre) sarà presentato a Longarone come mostra fotografica. Appuntamento alle 18.30 nella sala Popoli d’Europa. «Sarà un prolungamento ideale del 60° – spiega Anna Olivier, consigliera comunale con delega alla cultura -. Perché rientra nel progetto Muri – Museo diffuso regionale dell’ingegneria – che ci accompagna dal 2023 alle Olimpiadi, mostrando le metamorfosi del paesaggio. Il Vajont è stato un fattore di grande metamorfosi, non solo del paesaggio, ma di intere comunità».

SABATO 21

Nella giornata di sabato il ricordo del Vajont sarà declinato in due distinti appuntamenti. Alle 18.30 in municipio avrà luogo l’incontro per il rinnovo simbolico del legame tra Abruzzo e Longarone. Ci sarà Andrea Di Antonio, autore del libro “La notte più buia della valle”, presentato proprio a Longarone un anno fa. 

Di Antonio ripercorre lo stretto legame tra la sua terra e il Vajont. Stretto fin dalla costruzione della diga, visto che alcuni operai abruzzesi, noti come “acrobati delle dighe”, contribuirono alla costruzione dello sbarramento; «Inoltre, il processo penale post disastro si svolse a L’Aquila e alcuni dei soccorritori provenivano proprio dalla mia regione» spiega l’autore del libro. Che tornerà a Longarone per consegnare all’amministrazione comunale un vessillo che ha realizzato personalmente a ricordo del disastro del 9 ottobre 1963.

Sempre sabato, alle 20.30, il centro culturale ospiterà la conferenza di Oltre le Vette dal titolo “Contese divise: risorse del territorio, quale futuro vogliamo?”. Una serata che metterà insieme il ricordo del Vajont e il caso del Vanoi, per parlare del rapporto tra comunità e risorse. «Un tema affrontato già la scorsa primavera, con 40 giovani provenienti da tutta Italia, nel progetto “9 ottobre 1963/2023 – 60 anni di Vajont – siamo noi il futuro del pianeta”» sottolinea la consigliera Anna Olivier. «I giovani hanno raccontato il Vajont e la difesa dell’ambiente, in quell’occasione. Un’esperienza che ha portato nuove visioni per il futuro, partendo da un caso emblematico come quello del Vajont».

DOMENICA 22 

Il fine settimana si chiuderà con la tradizionale pedonata “Percorsi della memoria”, organizzata dall’associazione “Vajont, il futuro della memoria”. Partenza ore 9.

«Sarà un weekend ricco, per ricordare il disastro, celebrare la memoria, ma anche riflettere su temi che oggi come nel 1963 sono fondamentali per il presente e il futuro delle comunità locali» conclude la consigliera Olivier. «La cultura – l’arte e la fotografia – diventa così uno strumento che ci permette di non dimenticare e al contempo di veicolare un messaggio di grande attualità».

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