Si apre la Fase Tre. E tornano i “Pensieri in quota” di Antonio G. Bortoluzzi.
Scrittore, premio Gambrinus-Mazzotti della montagna, finalista Premio Calvino; il suo ultimo romanzo “Come si fanno le cose” è pubblicato da Marsilio
Quando c’è una tragedia, una calamità naturale o un disastro provocato dall’uomo c’è chi ci guadagna. Abbiamo sentito le intercettazioni all’epoca del terremoto dell’Aquila con le risate e i calcoli disumani sui profitti dei nuovi cantieri. Abbiamo letto nei mesi scorsi delle mascherine di carta, dei ventilatori, dei prezzi che salgono, dei tir bloccati alle frontiere. Si potrebbe dire sciacallaggio, ma questa è una parola da film western e forse non ci aiuta a capire.
La definizione giusta potrebbe essere “opportunismo vigliacco”. Tra tutti gli opportunismi piccoli e grandi, che a volte hanno accompagnato le nostre vite, l’opportunismo vigliacco è il peggiore perché è misero e se ne frega del bene comune e delle persone più deboli. In tempi normali il grande bene comune è tale anche perché riesce ad assorbire una quota di opportunismi, egoismi e furberie. Oggi non è più così, e l’opportunismo vigliacco non dovrà più avere cittadinanza in nessun Paese che tenti di rialzarsi.