Dodici mesi per riflettere con forza e leggerezza: il calendario Onda Rosa

Dodici mesi per riflettere con forza e leggerezza: il calendario Onda Rosa

Tornano i “Pensieri in quota” di Antonio G. Bortoluzzi. Scrittore, premio Gambrinus-Mazzotti della montagna, finalista Premio Calvino, i suoi articoli sono pubblicati sulle pagine culturali dei quotidiani veneti e su riviste nazionali. L’ultimo romanzo è “Come si fanno le cose” (Marsilio)

Ci siamo accorti che cosa sia la sanità pubblica, quanto sia centrale nella vita delle Nazioni. Si sono scritte e dette tante cose: le critiche, le accuse, le difese a spada tratta del protocollo, l’attacco politico, le diffamazioni, le denunce e le indagini che fanno emergere aspetti ignobili. Cose complesse, di cui molti di noi sanno poco, eppure si sentono di dover intervenire anche sulla furba piazza dei social (furba non già perché imbroglia, ma perché mentre noi parteggiamo per una opinione o l’altra, in quel preciso momento, il social migliora la performance, cresce la sua popolarità). E allora pensiamo un momento alle malattie non Covid, perché c’è ancora chi se ne occupa nella sanità e nel mondo del volontariato. 

Per esempio mi è stato regalato un calendario molto bello, è quello di Onda Rosa Aps, l’associazione che è nata da poco per dare supporto alle persone che hanno avuto una diagnosi di malattia oncologica. Si raccontano così: “Un gruppo di persone che mette a disposizione tempo, passione e professionalità per costruire un rifugio accogliente per chi ne avesse bisogno”. Questo calendario fa riflettere con forza e leggerezza: ogni scatto ritrae una donna che non si è lasciata annichilire e si è fatta bella alla vita che accade e va protetta, sempre vissuta, e quando serve va curata dentro un grande sistema medico e di relazioni umane. E questo fa pensare alle persone che erano malate prima, durante e probabilmente lo saranno dopo la pandemia. Allora c’è un modo di usare la furba piazza dei social, far conoscere iniziative come questa, che nascono dal cuore e aprono alla speranza. Questo è ripartire sul serio, non del tutto peggio o del tutto meglio di come eravamo prima, ma appena un po’ più attenti a ciò che abbiamo intorno.

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