Proseguono i lavori per la nuova Mediateca delle Dolomiti, che nascerà a Palazzo Crepadona.
Il lockdown seguito all’emergenza coronavirus ha fermato il cantiere per un paio di mesi, ma i tempi saranno rispettati. Almeno quelli per la posa della copertura trasparente del cortile interno, prevista per il prossimo anno.
Smantellato in autunno il cubo in cartongesso realizzato nel 2007 dall’architetto Mario Botta per la mostra “Tiziano. Belluno, l’ultimo atto”, in questi giorni i lavori di cantiere si stanno concentrando sulla pavimentazione. Gli scavi, coordinati dall’archeologo Davide Pacitti, incaricato dalla Soprintendenza per i beni culturali di Venezia, hanno riportato alla luce alcuni frammenti dell’antico abitato romano. In particolare, alcune murature, di altezza variabile tra i 30 e gli 80 centimetri. Nessun pavimento, però: quelli, spiega Pacitti «Sono stati spogliati e tolti già in epoca presumibilmente altomedievale. Ma grazie allo stato di conservazione dei reperti trovati nel cortile della Crepadona, abbiamo aggiunto un altro tassello per la conoscenza della Belluno romana».
Si intravede quindi una continuità dell’assetto cittadino, durante il corso dei secoli. «Gli assi urbanistici sono rimasti gli stessi – spiega l’assessore alla cultura di Belluno, Marco Perale – e questo dimostra come Belluno abbia mantenuto una continuità abitativa, senza le drammatiche cesure dovute alle distruzioni a seguito di invasioni barbariche. I monumenti nel tempo sono andati distrutti, ma probabilmente soprattutto a causa di terremoti e altri eventi naturali».
Non sono stati rinvenuti mosaici, gioielli o particolari architettonici di particolare rilievo. «Anche questa è una conferma – sottolinea Perale – del fatto che Belluno fosse un municipium di confine, con un’importante funzione difensiva ma senza lo status di vera e propria città».