Gara del gas, 3 indagati per turbativa d’asta

Gara del gas, 3 indagati per turbativa d’asta

Ci sono tre indagati per la gara per l’affidamento della distribuzione del gas in provincia. Si tratta del sindaco di Feltre, Paolo Perenzin, e di due amministratori di Bim Infrastrutture, il gestore uscente: Bruno Zanolla, amministratore unico e sindaco di Quero – Vas e Giovanni Piccoli, già sindaco di Sedico e senatore, ora direttore tecnico della società.

L’ipotesi di reato contestata dalla Procura della Repubblica di Belluno è turbativa d’asta. Le indagini, svolte dal Nucleo di Polizia economica e finanziaria della guardia di finanza e coordinate dal procuratore capo Paolo Luca si sono chiuse e i tre indagati hanno ricevuto l’avviso di garanzia.

Sotto la lente degli inquirenti sono finite le azioni compiute (a partire da febbraio 2019) dagli indagati nei confronti di una dirigente del Comune di Belluno (Stazione unica appaltante), nella sua veste di Rup, responsabile unico del procedimento. L’obiettivo era quello di convincerla ad annullare o revocare in autotutela la gara d’appalto, bandita nel 2017 con base d’asta di 90 milioni di euro, nonostante l’iter procedurale fosse ormai avviato verso la fase di assegnazione, e nonostante i vertici di Bim Infrastrutture (gestore uscente che non ha partecipato alla gara) non avessero alcun titolo per farlo.

Pressioni esercitate attraverso comunicazioni di diffida a procedere con la gara. Uno degli indagati avrebbe anche minacciato, in caso di mancato accoglimento della richiesta, conseguenze negative per la carriera della dirigente, avvisandola che sarebbe stata chiamata a rispondere personalmente dei danni economici causati a Bim Infrastrutture e ai suoi soci.

Minacce che non hanno sortito effetto, tanto che la gara è proseguita come da protocollo con l’assegnazione, il 29 maggio 2020, della gestione delle reti ad Italgas. A questo punto i vertici di Bim Infrastrutture avrebbero chiesto direttamente l’intercessione di alcune figure di spicco della politica nazionale per sollecitare i ministeri competenti ad emettere un provvedimento “ad hoc” che rendesse inevitabile l’annullamento della gara, per la quale nel frattempo erano stati presentati due ricorsi al Tar.  

LA VICENDA

L’oggetto del contendere è la presunta errata valutazione del Valore industriale residuo (Vir) delle reti da parte della stazione appaltante (il Comune di Belluno), che avrebbe applicato per la stima il prezzario della Regione Veneto invece di quello della Camera di commercio di Trento. Questo spinse i Comuni soci di Bim Infrastrutture nel novembre 2019 (in un’infuocata assemblea) a chiedere la sospensione della gara e pochi giorni dopo a diffidare il Comune di Belluno in qualità di stazione appaltante. Infine, dopo l’assegnazione ad Italgas, 42 Comuni bellunesi (capitanati da Feltre) ricorsero al Tar, che giudicò il ricorso inammissibile, in quanto il Vir basato sul prezzario veneto era stato approvato nel 2015 con specifiche delibere da parte di tutti i Comuni, e poi confermato da Arera, l’authority nazionale. Ora la questione è in mano al Consiglio di Stato.

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