Disturbo competitivo di Trento e Bolzano: tu chiamala, se vuoi, concorrenza sleale

Disturbo competitivo di Trento e Bolzano: tu chiamala, se vuoi, concorrenza sleale

Riceviamo e pubblichiamo la terza e ultima parte dell’ultimo saggio del professor Giovanni Campeol, già docente allo Iuav di Venezia, dal titolo “Processi d’implosione geografica e competizione territoriale in area alpina. Alpeuregio vs la Provincia di Belluno (qui la prima parte: Trento e Bolzano alla conquista del Bellunese: capitolo primo; e qui la seconda: Oltre 300 milioni di euro dall’autostrada: la ricchezza di Trento e Bolzano va oltre l’autonomia).

 

Le azioni di disturbo competitive di Trento e Bolzano verso Belluno

La provincia di Belluno quindi è in piena decadenza e la strategia principale per invertire questo andamento è la realizzazione di un valico alpino stradale, fatto questo che consentirebbe al Bellunese ma anche al porto di Venezia e alla cosiddetta “area centrale veneta” di scambiare merci e persone in modo diretto con l’Austria e di conseguenza con il gruppo di Gruppo di Visegrád, l’area baltica e la Russia.

Dal punto di vista politico tre sono le azioni strategiche che un territorio può adottare per conquistarne un altro.

La prima è la “via militare” con la quale, attraverso la violenza fisica, ci si appropria di un nuovo territorio contermine. Tale strategia trova condizioni favorevoli quando il territorio da conquistare è geograficamente isolato e si colloca all’interno di uno Stato che è politicamente debole. Se la via militare fosse attuata e dovesse avere successo, il territorio conquistato vedrebbe modificarsi in primis l’organizzazione dell’amministrazione pubblica, i sistemi di tassazione e i livelli di “libertà” individuali e di impresa. Ovviamente, l’attuale contesto politico dell’Unione Europea impedisce una un’attivazione di tale genere.

La seconda è la “via economica” attraverso la quale con la violenza monetaria ci si appropria di un nuovo territorio contermine. Tale strategia trova condizioni favorevoli quando il territorio da conquistare è geograficamente isolato, presenta scarsa autonomia politica ed è caratterizzato da fenomeni di recessione economica. Se la via economica dovesse avere pieno successo nel territorio conquistato si manifesterebbero forme di elevato assistenzialismo all’interno di un’organizzazione della società di tipo “consociativo”, ovvero con forme di limitata libertà di impresa in quanto controllata in modo pervasivo dal potere politico. Questa strategia di Trento e Bolzano nei confronti della provincia di Belluno è in atto da tempo come dimostrato dagli sportelli bancari attivi nella Provincia di Belluno evidenziabile nella tabella successiva.

Si dimostra, infatti, che su 144 sportelli ben 41 sono quelli controllati da Trento e Bolzano, ponendosi complessivamente al primo posto nel Bellunese rispetto agli altri istituti bancari. Si ricorda che una forte presenza di una certa tipologia di istituti di credito consente di indirizzare il credito in modo opportuno e ciò è un’attività fondamentale per il controllo di un territorio.

La terza è la “via sociale” la quale attraverso la violenza culturale ci si appropria di un nuovo territorio contermine.

Tale strategia trova condizioni favorevoli quando il territorio da conquistare è geograficamente isolato, presenta scarsa autonomia politica, è caratterizzato da fenomeni di recessione economica e da debolezza culturale e intellettuale. Trento e Bolzano attraverso anche l’utilizzo strumentale della Fondazione Dolomiti Unesco, in quanto totalmente controllata dalle provincie autonome (la provincia di Belluno pur avendo la maggior parte dei siti seriali Unesco è incapace e impossibilitata di far pesare il proprio ruolo culturale), invia messaggi pervasivi nel Bellunese dai quali emerge che il modello sociale di Trento e Bolzano è il migliore possibile.

La “via economica” e la “via sociale” hanno ovviamente da tempo generato nel Bellunese un desiderio di “fuga” da parte di alcuni Comuni, soprattutto verso le provincie di Trento e Bolzano, ma anche verso la regione Friuli Venezia Giulia.

In questo contesto Alpeuregio intende rappresentarsi come il contenitore istituzionale per ricostruire un “grande Tirolo”, riportando a un unico controllo politico-economico almeno le aree alpine del Nord-Est. Non a caso da tempo, pur con alterne vicende, Alpeuregio ha molto insistito nel tentativo di aggregare la provincia di Belluno nel suo ambito di riferimento adottando un vero processo di annessione geografica al fine di acquisire un nuovo spazio vitale.

Strategia che si manifesta attraverso la ricerca di uno spazio vitale “Lebensraum”: il Bellunese viene visto come spazio geografico per espandere la cultura e l’economia del Trentino-Alto Adige partendo dal fatto che Trento e Bolzano hanno oramai da tempo hanno “consumato” tutto lo spazio fisico per generare sviluppo economico. Spazio vitale che può essere recuperato adottando un processo di annessione “Anschluss” (annessione) del Bellunese da farlo confluire in Alpeuregio, utilizzando in primis politici bellunesi consenzienti alle dirette dipendenze culturali di Trento e Bolzano.

Ovviamente questo processo di conquista geografica del Bellunese può trovare condizioni favorevoli se questo territorio si impoverisce velocemente, così da poterlo “comprare a basso prezzo”. Se questa annessione geografica si verificasse, la provincia di Belluno diventerebbe da un lato parte marginale di “Alpeuregio”, dall’altro toglierebbe di fatto al Veneto ogni possibilità di sviluppare strategie trasportistiche dirette con l’Osttirolo (enclave del Tirolo tra i Lander della Carinzia e di Salisburgo che soffre anch’esso della competizione di “Alpeuregio”) e con la Carinzia. Se così fosse Alpeuregio realizzerebbe ciò che non era mai riuscito alle politiche germanofile in molti secoli, ovvero finalmente conquistare la parte più a nord della Repubblica Serenissima di Venezia.

Questa operazione di conquista territoriale si è di recente particolarmente sviluppata, in un periodo in cui si è costituito un blocco politico governativo italiano nel quale il ruolo di Trento e Bolzano è stato molto influente: non per niente, nei governi Renzi e Gentiloni (2014-2018) Gianclaudio Bressa – votato nelle liste Pd a Bolzano e già sindaco di Belluno, è stato sottosegretario con delega agli affari regionali e autonomie.

Tale strategia si è inoltre rafforzata in occasione della costituzione della nuova macroregione alpina europea denominata Eusalp nella quale Alpeuregio si è fatto conferire il ruolo di leader nel gruppo di Azione 4 quello che ha come obiettivo “Promuovere l’intermodalità e l’interoperabilità nel trasporto di passeggeri e merci”.

Con questo ruolo Alpeuregio fin dal 2016, data dalla quale sono iniziati i lavori dei vari gruppi di azione di Eusalp, ha impedito che il Veneto presentasse la strategia trasportistica della costruzione di un valico alpino stradale verso l’Austria.

Nonostante gli obiettivi del Gruppo di Azione 4 di Eusalp prevedessero, come detto, la promozione dell’intermodalità e dell’interoperabilità nel trasporto di passeggeri e merci, Alpeuregio nel suo ruolo di Leader del gruppo 4 ha negato la possibilità che si potesse affrontare una progettualità del tutto coerente con gli obiettivi di Eusalp e con quelli della TEN-T, le reti di trasporto trans-europee, delineate dall’Ue negli anni Ottanta.

Non solo, ma nei primi due anni ha addirittura impedito che venissero affrontate le tematiche relative ai porti dell’alto Adriatico e dell’alto Mediterraneo, nonostante la geografia di EUSALP (ultima macroregione europea, con una superfice di 450.000 kmq, una popolazione di 75 milioni di abitanti, un PIL di oltre 3.000 miliardi di euro, composta da Francia, Germania, Austria, Slovenia, Svizzera, Liechtenstein e da 48 tra Regioni, Landers e Cantoni) li comprendesse.

geografia di Eusalp

 

Solo alla fine del 2017 grazie al contributo della Regione Veneto, i componenti del gruppo 4 di Eusalp hanno accettato di inserire tra i temi in discussione il ruolo dei porti e quello della valutazione dei progetti.

Il caso di Alpeuregio e delle sue politiche micro egemoniche nell’arco alpino, dimostra come gli obiettivi dell’Unione Europea sono miseramente falliti. Infatti oggi si deve prendere atto che la strategia di tenere unito questo continente cercando di applicare le due parole chiave, quali “cooperazione” e “coesione”, è del tutto fallita.

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