È nato da poco e ha già ottenuto un primo risultato clamoroso. Adl Cobas, sindacato di base, ha stravinto le elezioni per il rinnovo Rsu alla Sest di Limana, mercoledì scorso (18 maggio). Una maggioranza bulgara, schiacciante.
Su 193 votanti, ben 142 hanno messo la “x” su Cobas (il 73,57%). Il resto è andato alla Fim Cisl (45 voti, il 23,31%) e alla Uilm Uil (4 voti, il 2,07%). In questo modo, Adl Cobas elegge due delegati: si tratta di Benedetto Calderone e Serena Macchietto. L’altra delegata è Ketty Foltran, della Fim Cisl.
«Grande soddisfazione da parte nostra per un successo che va al di là di ogni più rosea aspettativa, anche perché si tratta di un esordio di Adl Cobas in provincia di Belluno, che alla prima occasione ottiene la maggioranza assoluta in un’azienda metalmeccanica del territorio» commenta Benedetto Calderone, operaio e sindacalista appassionato. «L’auspicio è che quanto avvenuto in Sest sia un esempio virtuoso che altre aziende del territorio possano seguire. Un grande ringraziamento va ai candidati tutti, ai tanti iscritti, a tutti coloro che silenziosamente hanno contribuito a costruire questo grande successo e a tutti i lavoratori e le lavoratrici Sest che hanno riposto la loro fiducia nella nostra organizzazione sindacale».
Un risultato, quello della Sest, che testimonia come stiano cambiando gli equilibri territoriali all’interno del mondo sindacale. Sigle che fino a qualche anno fa facevano la voce grossa sono oggi quasi in via d’estinzione.
«Al di là del nostro programma, legato agli aspetti contingenti delle dinamiche della Sest, è nostra intenzione dare un senso alla parola sindacato – continua Calderone -. Siamo convinti che la crisi che caratterizza ormai da tanto il movimento operaio e sindacale sia dovuta a una frattura, sempre più profonda, tra i vertici e la base, tra rappresentanti e rappresentati. Frattura ricomponibile solo partendo da un sindacato di base come il nostro, orizzontale, partecipativo, che sappia ridare un senso a quel concetto di solidarietà tra lavoratori e lavoratrici che è il presupposto del nostro agire sindacale. È altresì nostra intenzione, consapevoli che la vita non finisce ai cancelli della fabbrica, aprire un confronto e auspicabilmente una collaborazione con tutti i movimenti e le realtà attive sul territorio, in difesa dei diritti civili, della salute, dell’ambiente. A partire dall’associazione “Casa dei beni comuni” dell’ex caserma Piave di Belluno, con la quale esiste da sempre una “affinità elettiva”. Costruire una rete con tutti quei soggetti che hanno a cuore il “bene comune” è, secondo noi, l’unico argine possibile alle sempre più aggressive logiche del pensiero neoliberista che stanno producendo devastazione ambientale, guerre, ingiustizie sociali, depauperamento, distruzione dei nostri corpi e delle nostre menti».