Convenzione con la Regione, nuove attrezzature per i vigili del fuoco

Convenzione con la Regione, nuove attrezzature per i vigili del fuoco

Tremila e trecento effettivi permanenti e oltre 700 volontari. E’ il piccolo grande esercito dei vigili del fuoco del Veneto. La punta di diamante del complesso e variegato sistema di protezione civile regionale. Uomini e donne in prima linea, in un territorio molto fragile e alle prese con sempre più frequenti episodi di emergenza climatica.

Da un paio di anni la sinergia tra Vigili del fuoco e Regione Veneto è ancora più stretta. Grazie alla convenzione, la prima del genere, che prevede una interoperatività sempre maggiore e una maggiore integrazione tra pompieri e la protezione civile (che in Veneto conta 20mila operatori). E finanziamenti. Soldi che ogni anno la Regione elargisce al sistema dei vigili del fuoco: 350mila euro per gli effettivi in servizio permanente, e 150mila per i volontari. Soldi che si traducono in equipaggiamenti. Come quelli  presentati oggi nella nuova sede del comando provinciale di Belluno, alla presenza del comandante interregionale Loris Munaro, dell’assessore regionale alla protezione civile, Gianpaolo Bottacin e del comandante provinciale Antonio Del Gallo. Pulmini, carrelli elevatori, torri faro, miscelatori di schiuma e acqua per spegnere più efficacemente le fiamme, gruppi elettrogeni, dispositivi di protezione individuale, autorespiratori, tutto ciò che serve per spegnere gli incendi e anche per tagliare le lamiere delle auto in caso di incidente.

Una parte dei soldi (40mila euro) è destinata anche alla formazione del personale volontario. Uomini e e donne fondamentali presìdi del territorio. In tutto il Veneto sono 30 le stazioni di vigili del fuoco volontari. Di queste, ben 21 sono in provincia di Belluno, per un totale di 480 persone: da questo punto di vista il Bellunese è un territorio all’avanguardia. «In zone difficili come quelle montane – ricorda Munaro – questo impegno richiede notevole disponibilità e una formazione continua. Noi ce la mettiamo tutta per supportare al meglio i nostri volontari, anche perché non vogliamo perderli, dal momento che già ora non ci sono i numeri che ci servirebbero, soprattutto in montagna».

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