Come mai settembre ha dentro il nome il numero sette? E ottobre l’otto? Stessa domanda anche per novembre, con il nove; e dicembre con il dieci. La risposta è semplice: perché settembre è il settimo mese dell’anno (ottobre l’ottavo, e via dicendo). Non è che la matematica diventi improvvisamente un’opinione. Semplicemente il vecchio calendario cominciava a contare da marzo. Era quello il primo mese dell’anno. Ed è stato così per secoli anche nel Bellunese. Perlomeno fin tanto che sventolava il vessillo della Serenissima e i territori fino al Cadore erano Venezia (altro che Dolomiti the mountains of Venice! Il primo marketing territoriale lo hanno inventato i dogi, ed era un marchio di possesso vero e proprio).
Il 1° marzo era capodanno. E i festeggiamenti erano solitamente molto rumorosi. C’era l’uso di battere pentole e far risuonare campanacci. Ma la tradizione più tipica era quella dei falò, derivanti probabilmente da antichi riti rurali per cui nel fuoco veniva bruciato l’inverno e si dava il via alla primavera. Ancora oggi, resta qualcosa nelle campagne bellunesi, con l’usanza del “brusa la vecia” di metà quaresima.
Quanto al calendario veneziano, era l’unico che continuava a far cominciare l’anno a marzo, mentre tutti gli altri stati italiani ed europei iniziavano a gennaio (dopo l’introduzione del sistema gregoriano). Ebbene, per superare il rischio di fraintendimenti, i documenti ufficiali riportavano la sigla “m.v.” accanto alla data. “More veneto”, vale a dire “alla maniera veneta”. In questo modo, il 16 febbraio 1598 m.v. era il 16 febbraio 1599 per tutti gli altri, proprio perché a Venezia l’anno vecchio finiva il 28 febbraio.