Cadde da un’impalcatura alta 6 metri: a giudizio i datori di lavoro

Cadde da un’impalcatura alta 6 metri: a giudizio i datori di lavoro

Chiuse le indagini legato all’infortunio sul lavoro a Claut, dove un operaio di Gosaldo, Enzo Masoch, cadde da un’impalcatura alta 6 metri, riportando ferite gravi con prognosi di oltre 40 giorni. Il pubblico ministero ha chiesto il rinvio a giudizio di B.G., 47enne di Claut, e V.C., 56enne di Ponte nelle Alpi, rispettivamente datori di lavoro della “GB Costruzioni srl” e della “La Bell sas”. L’ipotesi di reato è quello di lesioni colpose gravi, con l’aggravante di aver commesso il fatto con violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro.

«La relazione firmata dallo Spisal di Pordenone non lascia spazio a dubbi – sottolinea Gennaro Pisacane, responsabile della sede bellunese di Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato in infortuni sul lavoro a cui si è affidato Masoch -. Nelle conclusioni, infatti, si legge che il cantiere risultava con le caratteristiche di “sotto il minimo etico” che vanno a configurare una situazione di pericolo di infortunio grave o mortale. Purtroppo, Enzo ha pagato sulla sua pelle queste violazioni in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro».

Masoch era dipendente della “La Bell” con la mansione di lattoniere e, nel cantiere edile in Friuli, era impegnato nelle operazioni di posa di grondaie. Il 23 giugno 2021, mentre camminava su un’impalcatura, cadde da un’altezza di 6 metri e finì sul piazzale di cemento, riportando un trauma cranico e diverse fratture in tutto il corpo. Sopravvisse per miracolo.

«Enzo Masoch era idoneo alla mansione con certificato medico in corso di validità – continua Pisacane, di Giesse -. Inoltre, aveva partecipato ai corsi di formazione e poi di aggiornamento in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. A non essere in regola era il cantiere».
Ai due datori di lavoro viene infatti contestata la violazione di tre articoli del decreto legislativo 81 del 2008 (Testo unico salute e sicurezza lavoro).

Da una parte, secondo la Procura, “non adottavano un adeguato ponteggio che fosse idoneo a eliminare il pericolo di caduta di persone, giacché, nel punto in cui si trovava Enzo Masoch, risultavano mancanti una tavola battipiede, un corrente intermedio e un corrente superiore”. Dall’altra, “non redigevano un pos (piano operativo di sicurezza) conforme ai requisiti minimi indicati”. Inoltre, “le informazioni inerenti i requisiti di sicurezza, gli elementi costituitivi del ponteggio, gli ancoraggi e gli accessi non risultavano coincidenti con l’opera provvisionale effettivamente presente in cantiere”.

Nella relazione dello Spisal di Pordenone viene messo nero su bianco che “il ponteggio perimetrale necessario per la fase dei lavori in corso non era realizzato a regola d’arte, non aveva i requisiti di sicurezza e più in generale la situazione riscontrava una scarsa o nessuna osservanza delle precauzioni contro il rischio di infortunio per caduta dall’altro”.

Il giudice, nel frattempo, ha disposto la citazione a giudizio degli imputati all’udienza del 27 gennaio 2023, alle 9, davanti al Tribunale di Pordenone. 

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