C’erano pochi dubbi, dopo l’investitura in pompa magna di Salvini e Zaia. Ma adesso è ufficiale: la pista da bob di Cortina ha passato la pre-omologazione. E quindi sarà l’impianto ufficiale delle Olimpiadi e Paralimpiadi 2026.
Le Federazioni internazionali di bob, skeleton e slittino hanno infatti approvato il tracciato. E lo sliding center è stato ritenuto idoneo dagli atleti collaudatori. Le prossime tappe saranno una corsa verso i Giochi.
Approvato anche il sistema sanitario. Ulss infatti aveva allestito un centro medico in occasione delle pre-omologazioni. Un’autentica task force medica, che però – fortunatamente – è rimasta a guardare gli atleti che scendevano lungo la pista.

Nella settimana dei test allo sliding center, da martedì a sabato, una cinquantina tra medici e infermieri Suem provenienti da varie Ulss, soccorritori di Croce Bianca, Croce Rossa, carabinieri e tecnici del soccorso alpino e della Guardia di Finanza hanno prestato servizio all’interno del circuito, facendo anche delle simulazioni di incidenti per allenare il team sanitario a ogni evenienza al fine di curare al meglio ogni dettaglio. «Anche tra i professionisti sanitari si respira entusiasmo per questa nuova venue, capolavoro dell’ingegno italiano» spiegano dall’Ulss 1 Dolomiti. Sono stati allestito un punto medico avanzato e una control room per monitorare ogni passaggio del tracciato lungo il quale sono stati posizionati 5 team con medico, infermiere, tecnico di soccorso alpino e soccorritore e 4 team composti da soccorritori.
«Le competenze acquisite nei soccorsi allo sliding center rappresentano una delle eredità delle Olimpiadi» commenta il commissario dell’Ulss 1 Dolomiti Giuseppe Dal Ben. «Ci stiamo preparando con scrupolo e attenzione all’evento olimpico che rappresenta una occasione di crescita anche per il sistema sanitario».
«Nonostante non ci sia stata la necessità di interventi di soccorso questo evento è stato molto impegnativo per il personale sanitario. Non solo il soccorso su una pista di bob è un’esperienza nuova, anche la coesistenza del cantiere ha reso complessa la pianificazione del dispositivo di soccorso. Abbiamo potuto sperimentare le tecniche di soccorso sulla pista, simulare gli interventi di emergenza, testare nuove tecnologie per la gestione del soccorso» commenta Paolo Rosi, regional medical care manager del Veneto per le Olimpiadi 2026.