Enel deve ancora 18 milioni alla Provincia: ecco l’attività del Servizio Acque

Enel deve ancora 18 milioni alla Provincia: ecco l’attività del Servizio Acque

Difesa strenua politicamente e solida tecnicamente contro la diga del Vanoi. E predisposizione di una linea tecnico-politica sulla questione del mini-idroelettrico. Sono i focus principali dell’attività 2024 del Servizio Acque della Provincia di Belluno, presentata ieri (14 marzo) in conferenza stampa a Palazzo Piloni.

«Un ufficio che conta 9 figure, compresa la dirigente Antonella Bortoluzzi» ha sintetizzato il consigliere delegato al demanio idrico, Massimo Bortoluzzi. «Uno staff con poche persone, ma che è riuscito in questi anni a portare avanti un enorme lavoro. Li ringrazio, perché si tratta di un lavoro essenziale per la Provincia, dato che è connesso all’introito dei canoni idrici, che valgono all’incirca 15 milioni di euro l’anno, senza considerare gli aumenti disposti con normativa regionale».

VANOI

Il lavoro del 2024 si è concentrato in particolare sulla costruzione di un impianto di contrarietà alla diga del Vanoi, espressa con due delibere di consiglio (ottobre 2023 e maggio 2024) e con un documento tecnico depositato in sede di dibattito pubblico. La Provincia, con il Servizio Acque, ha partecipato a tutti gli incontri pubblici in presenza e a distanza (tranne quello calendarizzato a Valbrenta); e ha presentato osservazioni puntuali. «Abbiamo messo un punto fermo e, visti gli aggiornamenti ultimi rispetto alla diga, qualcuno ci ha seguito» commenta il consigliere delegato Bortoluzzi. «Oggi, invece di invaso, si parla di nuovi sistemi irrigui ed è esattamente quello che chiedevamo anche noi. Abbiamo dimostrato la qualità del lavoro degli uffici della Provincia e la loro capacità di analizzare e approfondire i vari argomenti tecnici».

MINI IDROELETTRICO

L’altro grande tema dell’attività 2024 del Servizio Acque è stata quella del mini-idroelettrico. La questione ruota attorno ai piccoli o piccolissimi impianti idroelettrici, con potenza inferiore a 3MW, che nel Bellunese sono in buona parte di proprietà dei Comuni. Secondo la Bolkestein (Direttiva Servizi 2006/123/CE) qualsiasi concessione va messa in concorrenza. Ma in assenza di normativa statale di riferimento, non è chiaro se l’oggetto da mettere a gara sia la concessione idrica con l’impianto di produzione idroelettrica oppure solo la concessione, con effetti ambientali e sociali negativi qualora si potessero costruire nuovi impianti annessi alla concessione rinnovata a fianco di quelli esistenti, giocoforza dismessi. 

Il consiglio provinciale si era espresso il 30 luglio 2024, con un atto che garantiva il mantenimento dello  stato di fatto per quanto attiene l’esercizio delle centraline di potenza inferiore ai 3MW con concessione scaduta o in scadenza (una ventina gli impianti in scadenza durante l’estate 2024). «E anche su questo tema siamo stati precursori di scelte che sono state adottate in seguito. La Regione Veneto infatti con la legge regionale 1/2025 ha disposto la prosecuzione dell’esercizio delle mini centraline fino al 2029» sottolinea il consigliere Bortoluzzi. «Nel frattempo, la Corte Costituzionale, nell’ambito di un ricorso per legittimità costituzionale su legge della Regione Emilia Romagna, ha chiesto alla Corte di Giustizia Europea di pronunciarsi in merito alla necessità della gara anche per il mini idroelettrico dal momento che la medesima Corte ha ripetutamente qualificato, in altri contesti, l’energia elettrica non come “servizio” e quindi soggetto alla Bolkestein, bensì come “bene”».

CANONE BINOMIO

Altro tema caldo del 2024 è stato quello dell’aumento dei canoni idrici, disposto dalla Regione Veneto, che, a valere dal 2023, ha modificato il precedente sistema di calcolo del canone, dato da un importo unitario fisso per ogni kW di potenza media annua di concessione, introducendo, in ossequio alla norma nazionale, il cosiddetto “canone binomio”, vale a dire a doppia componente cioè una parte fissa calcolata come importo unitario per ogni kW di potenza media annua di concessione, e una parte variabile data da una percentuale dei ricavi in base al prezzo dell’energia, al netto della quota di energia fornita gratuitamente.

La quota fissa per il 2023 è stata aumentata e stabilita in 40 euro per kilowatt prodotto (l’importo precedente era di 30,28 euro per kW). La quota variabile per il 2023, è pari al 5% del fatturato dei grandi concessionari (e per il 2024 è stata aumentata al 6%). L’aumento della parte fissa, per cui la Provincia ha già chiesto il pagamento ai grandi concessionari idroelettrici, vale poco meno di 6,5 milioni per il biennio 2023 e 2024; si tratta di risorse non incassate dalla Provincia, in quanto i grandi concessionari hanno impugnato i provvedimenti regionali e le richieste di pagamento provinciali, continuando a pagare i canoni con i criteri pre-aumento. La parte variabile è stata calcolata solo di recente e vale, per il solo 2023, 12,3 milioni.

«Significa che attendiamo dai grandi concessionari oltre 18 milioni di euro, senza conteggiare la parte di quota variabile del 2024 – sottolinea il consigliere Bortoluzzi -. Risorse che diventano importantissime per la Provincia e per le quali siamo al fianco della Regione Veneto in un contenzioso che ci aspettiamo sia favorevole ai territori che vivono la sottrazione della risorsa idrica. Con queste risorse – stiamo parlando di cifre vicine ai 30 milioni di euro l’anno, perché gli aumenti si sommano alle cifre “storiche” dei canoni introitati annualmente – la Provincia può davvero dare corso a quelle politiche per la creazione dei servizi che tanto servono alle popolazioni della montagna affinché possano restare a vivere nel loro territorio».

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