Treno delle Dolomiti, a che punto siamo? Il comitato pungola la Provincia

Treno delle Dolomiti, a che punto siamo? Il comitato pungola la Provincia

Fu lanciato in pompa magna, nel 2017, dal governatore Zaia in persona. Il Treno delle Dolomiti doveva essere il fiore all’occhiello infrastrutturale del Veneto che si preparava ad ospitare i Mondiali di sci alpino a Cortina (ai quali poi ha aggiunto pure le Olimpiadi invernali). Un progetto etico, sostenibile ed innovativo, applaudito da tutte le forze politiche.

A che punto siamo? Se lo chiede il comitato @treno_delle_dolomiti. «A fine estate 2021 – ricordano i membri – la Provincia di Belluno aveva accolto la sfida  lanciata dalla Regione Veneto: entro un anno arrivare a definire il tracciato finale per il treno delle Dolomiti compreso di verifiche su sostenibilità economica e considerazioni generali circa il trasporto combinato gomma-rotaia».

Va detto che il tracciato, sulla carta, c’è. Lo ha scelto (come giustamente ricorda il comitato) la Regione, dopo aver constatato l’incapacità dei sindaci del territorio interessato a mettersi d’accordo. Delegati a scegliere come congiungere Calalzo a Cortina, se ne uscirono con 3 tracciati diversi: quello lungo la Val Boite, quello lungo la Val d’Ansiei (con passaggio per Auronzo) e un mix delle due. Con una quarta proposta avanzata dall’Agordino, che mirava a risalire la valle del Cordevole per poi raggiungere Cortina con una galleria di 12 km, da Caprile.  La Regione, alla fine, ha deciso per tutti: il treno salirà lungo la Valboite. La strada più breve. Ma un braccio, sempre da Calalzo, arriverà fino ad Auronzo.

Bene. Sistemato il tracciato, come stanno andando le cose? Il comitato @treno_delle_dolomiti chiama in causa ancora la Provincia. «Sei mesi fa, a Valle di Cadore, il consiglio provinciale si era impegnato a verificare la sostenibilità economica dell’opera». Questione fondamentale e spinosa. Secondo i calcoli dell’ingegner Helmut Moroder, progettista incaricato, perché il progetto stia in piedi sarà necessario spostare su rotaia il 30% dell’attuale traffico privato su gomma. Mica facile.

E il treno rischia di finire su un binario morto. Così, per cercare di smuovere le acque e dopo aver lamentato «La difficoltà che il nostro territorio ha quando si tratta di fare sintesi», il comitato lancia un appello: «La Provincia deve essere orgogliosa di poter decidere su un progetto così importante, che segnerà il nostro territorio per decenni a venire, e non aver timore di prendere decisioni impopolari. Il buon politico è colui che, soppesando le opzioni sul tavolo e valutandone la bontà, sceglie la migliore per il territorio nella sua interezza».

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