Terremoti, incendi, povertà: Auronzo, terra di resilienza

Terremoti, incendi, povertà: Auronzo, terra di resilienza

 

«Ho salutato mia madre e, una volta salito sul carro, ho dato il via ai cavalli. La ragione ha prevalso sull’istinto di scendere.

“Sane fiol”, dalla finestra.

Alla fine del paese mi son fermato a Thela, ho guardato per l’ultima volta “Auronze” e scondee le lagreme…

Sane Auronze, l’bastimento me speta…» (parole di un emigrato in America)

 

Con questo sentimento partivano gli uomini e le donne di Auronzo, in cerca di fortuna al di là delle Alpi o più lontano: America e Nuova Zelanda.

Non solo nel primo o secondo dopoguerra, ma già nel 1348, quando un tremendo terremoto ricoprì di detriti Villagrande di Auronzo.

Le abitazioni andarono distrutte e intere famiglie si spostarono oltre le montagne, attraverso valichi angusti.

Gli anni passarono e intorno al 1550 era in uso tra gli auronzani l’emigrazione temporanea”. Prima furono nomadi con i greggi poi si tramandò di padre in figlio l’arte dei finestrai, arrotini e calderai.

Se ne andavano per mesi in giro per l’Europa per portare il pane a casa. Ma purtroppo, nel 1635, un altro evento franoso funestò Auronzo: le borgate di Pais e Riva Da Corte vennero rase al suolo. 

E nella notte del 30 aprile 1694 un terribile incendio distrusse altre 300 case. Mille senza tetto e la metà di questi fecero le valigie per andare verso il Friuli, la Croazia e i Paesi dell’Est Europa.

Nel 1921, Auronzo contava 4496 abitanti, ma il primo dopoguerra costrinse molti a salire sulle grandi navi dirette nel nuovo mondo o in Nuova Zelanda.

I più partivano senza valigia: non ce l’avevano. Al massimo la “sacothia”: un fagotto contenente pochi oggetti personali e i documenti. Per lo più a piedi e pochi coi carri trainati dai cavalli. Allora la solidarietà era tanta e si utilizzava “il carro stop”. I più fortunati. sui carri, si fermavano a raccogliere migranti piegati dalla fatica, spesso con le scarpe consumate. Alcuni avevano ai piedi solo le suole legate con lo spago.

Destinazione? Una vita migliore.

Il secondo dopoguerra diede un altro duro colpo ad Auronzo. Ma molti ad oggi accarezzati dalla nostalgia sono tornati in questa meravigliosa terra immersa nelle Dolomiti. Che ha saputo resistere e ricostruirsi con dignità, fatica, sacrificio.

Alla prossima! 

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