Tecnologie, legalità e responsabilità educative: ne parla Roberta Gallego

Tecnologie, legalità e responsabilità educative: ne parla Roberta Gallego

Tecnologie, legalità, responsabilità educative: la situazione nel territorio e il ruolo della scuola e della famiglia sono temi che coinvolgono chi ha a cuore il benessere e il futuro delle nuove generazioni. Temi di cui si parlerà nell’incontro di venerdì 10 (ore 20), alla palestra di Lentiai, con una relatrice d’eccezione: Roberta Gallego, vice procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Belluno e nota scrittrice. In cabina di regia, l’Istituto comprensivo Marco da Melo, in collaborazione con l’amministrazione comunale di Borgo Valbelluna, il coordinamento provinciale di Libera e con l’assistenza della Protezione civile.
La proposta nasce all’interno del gruppo pedagogico dell’Istituto, anche per dare maggior valore alla promulgazione del regolamento sull’uso dei cellulari, argomento particolarmente scottante che riguarda non solo i ragazzi, ma anche gli adulti. Fondamentale è perciò il coinvolgimento dei genitori nei confronti di temi importanti come la legalità, dove solo l’alleanza scuola-famiglia-territorio e altre agenzie educative potrà essere vincente.

L’incontro però non è esclusivamente rivolto ai genitori, ma anche a tutti i cittadini come occasione per fare squadra a favore delle giovani generazioni. 

Durante la serata, avverrà anche la consegna ufficiale della bandiera di Libera ad una rappresentanza dei due plessi di scuola secondaria di I grado di Mel e di Lentiai. Il Comune di Borgo Valbelluna insieme a quelli di Limana, Sedico e Sospirolo, costituisce uno dei tre presidi provinciali Libera, associazione di promozione sociale contro le mafie presieduta da don Luigi Ciotti, fondata nel 1995, con l’intento di sollecitare la società civile nella lotta alla criminalità organizzata e di favorire la creazione di una comunità alternativa alle mafie stesse. 

Il presidio Libera Valbelluna è intitolato a Francesco Marcone, funzionario foggiano, noto anche ad Agordo per un periodo di lavoro trascorso tra le Dolomiti, ucciso dalla mafia nel 1985 per avere detto e ripetuto “no”. No a chi, assicurando magari un adeguato compenso, lo invitava a chiudere un occhio, a dimenticare nel cassetto quella tal pratica, ad abbandonare per un istante lo scrupolo e il puntiglio con cui era solito svolgere il suo lavoro.  

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