Bello “espulso” dal Pd: «Violato lo statuto». «È il partito che non ha voluto l’unità»

Bello “espulso” dal Pd: «Violato lo statuto». «È il partito che non ha voluto l’unità»

L’ironia del destino ha voluto che la comunicazione gli arrivasse proprio nel giorno in cui si apriva la Festa dell’Unità: Paolo Bello, ex capogruppo del Partito Democratico in consiglio comunale durante l’ultima amministrazione Massaro, è stato “condannato” dalla Commissione Provinciale di garanzia del partito. La sua colpa? Risale ormai a diversi mesi fa quando, dopo la rottura del tavolo del centrosinistra per le elezioni amministrative di Belluno e la scelta del Partito Democratico di sostenere Giuseppe Vignato (decisione che comportò l’uscita dal tavolo delle trattative del gruppo di Insieme per Belluno, che candidò Lucia Olivotto), Bello decise di candidarsi a sostegno dell’ex vicesindaca, in contrasto con il candidato ufficiale del PD. La pena – prevista dallo statuto – è l’immediata decadenza dell’iscrizione al partito e l’impossibilità a reiscriversi nell’anno successivo.

Nonostante questo, però, Bello non intende arrendersi, annunciando il rinnovo della sua iscrizione al partito.

Dai due fronti opposti, Bello e Lotto concordano però sul fatto che di questa situazione esistono due letture: quella dei regolamenti, per la quale l’ex capogruppo non nasconde le sue colpe, e quella politica.

C’è però un punto di convergenza: il centrosinistra – bellunese, e non solo – deve guardare avanti superando liti e divisioni, puntando ad un’unità che si fondi su temi e valori condivisi.

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