Analisi dei sintomi. Diagnosi. E poi terapia. La Cgil di Belluno ha messo in ordine i tre step. E ieri (16 novembre) ha illustrato i primi due, nel convegno dedicato a “Filiere corte, reshoring e proposte di cambiamento secondo il Pnrr”. Perché proprio la situazione bellunese, tra spopolamento e crisi socio-economica, può (e deve) intercettare i dettami del Recovery Plan. Altrimenti, non ci sono soluzioni all’inevitabile declino.
I sintomi sono quelli che si vedono in Sinistra Piave. Acc con i problemi arcinoti. Ideal Standard con tutti gli acciacchi di chi sta per delocalizzare. La diagnosi l’ha stilata il sociologo Diego Cason: «La demografia presenta un conto pesantissimo. E l’economia segue a ruota con i suoi problemi». Già, i problemi dell’economia, e dell’industria, che a Belluno è fatta di filiere scomposte e frammentate. Tradotto: fragilità.
Una terapia è possibile? A quanto pare sì. L’ha tratteggiata Matteo Gaddi, ricercatore di Ires Veneto: «Bisogna costruire il consolidamento delle filiere e internazionalizzare. Che non significa delocalizzare, ma aprire nuovi canali commerciali».
La parola d’ordine allora diventa “neo made in Italy”, un neologismo a cui guardano in tanti, ma che è nato a Belluno. Anzi, a Taibon. «In quella realtà straordinaria che è la Pramaor di Nicola Del Din» ha detto l’assessora regionale al lavoro, Elena Donazzan. «Il neo made in Italy significa filiera corta. Questa è la strategia: non solo una soluzione di difesa, ma un’idea di politica industriale. Bisogna costruire sinergie e filiere di produzione, ma anche di formazione. Si parte dal difendere ciò che resta, evitando ulteriori chiusure. In tal senso, Acc non è morta, ma rappresenta il futuro. Credo che Fincantieri debba occuparsene, perché c’è un’idea concreta di sviluppo strategico dietro».
E il Pnrr? Ne ha parlato il presidente della Provincia, Roberto Padrin, indirizzando il discorso su un’altra questione fondamentale: l’attrazione di quelle professionalità che oggi mancano e che sono state fagocitate dai grandi colossi dell’occhialeria. «Stiamo lavorando al piano strategico provinciale anche per questo – ha detto Padrin -. Con il Fondo Welfare abbiamo aperto lo sportello del rientro per i giovani bellunesi laureati ed espatriati. E con Dolomitibus è stato attivato il progetto Academy, per formare e assumere una cinquantina di nuovi autisti. Il problema è che quando queste persone arrivano, poi non trovano alloggi a prezzi abbordabili. Credo che il Pnrr debba essere usato anche per questo: per riqualificazioni edilizie che mirino a garantire soluzioni abitative alla portata di professionalità che vengono da fuori».