Doveva essere un’azione rapida: vado colpisco e torno. È passata alla storia come uno degli episodi principali (e tragici) nella lotta partigiana della provincia di Belluno. Gli anni sono quelli difficili dell’invasione nazista e della Resistenza. Il 1944 per l’esattezza. La notte tra il 14 e il 15 luglio. Il luogo è famoso: San Felice. Anche se di felice c’è stato ben poco.
I partigiani del battaglione “Trentin”, di stanza tra Limana e Trichiana, avevano pianificato tutto: bisognava attraversare il Piave e cercare armi al poligono di tiro, nei pressi di Belluno. Per evitare i tedeschi, era necessario passare per zone meno controllate, e aggirare probabili blocchi posti sul fiume. La scelta ricadde su San Felice, tra Trichiana e Sedico.
L’azione era segreta e venne disposta all’ultimo momento, proprio per evitare soffiate di qualche spia. L’ha raccontato qualche anno fa anche Giacomo Coppe (detto “Bocia”), in un’intervista allo storico Ferruccio Vendramini. Coppe è stato uno dei cinque superstiti di quella notte. Tutti gli altri morirono falcidiati dalle mitragliatrici tedesche. Possibile? Sì. A quanto pare, i soldati nazisti sapevano. Alla faccia della segretezza dell’operazione.
I quindici partigiani confidavano nel buio e cominciarono ad attraversare il ponte. Inizialmente pensavano di guadare il Piave, per essere più al sicuro. Ma quei giorni era piovuto molto e il fiume era grosso. La perlustrazione di un gruppetto d’avanguardia non rilevò nessun pericolo e cominciò il passaggio. Poco prima di giungere dall’altra parte, però, i partigiani furono presi di sorpresa da una raffica alle spalle. Coppe riuscì a salvarsi perché si gettò in una buca e finì in un letamaio, dove attese l’alba con il cuore in gola. Gli altri morirono. Erano ragazzi, o poco più: Alfonso Bogo “Kaiser”, Ermenegildo Bogo “Brusa”, Ernesto Bortot “Stanlio”, Enrico Dal Farra “Krich”, Giovanni Dal Farra “Febo”, Graziano Dal Farra “Susto”, Samuele De Salvador “Gigi”, Vittorino Fenti “Cagnara”, Aldo Praloran “Nike”, Vittorio Tormen “Gim” e Sebastiano Reolon “Baracca”. I loro nomi sono scolpiti sulla lapide che si trova ancora oggi sulla sponda di Sedico. E saranno ricordati domani (domenica 14 luglio) nella commemorazione annuale organizzata da Isbrec e dai Comuni di Borgo Valbelluna e Sedico. Cerimonia alle 8.30 alla stele del ponte.