I 4,5 miliardi di euro di ristori previsti quando la stagione non era ancora compromessa forse – anzi, quasi certamente – non basteranno più. Lo stop allo sci decretato dal ministro Speranza a poche ore dalla riapertura delle piste rischia di mettere la parola fine ad una stagione mai realmente partita.
Una decisione improvvisa, arrivata quando tutto ormai sembrava pronto per riaccendere i motori delle seggiovie, ma che non è giunta del tutto inaspettata. «Il rischio era nell’aria – commenta Renzo Minella, rappresentante regionale di Anef, l’associazione che raggruppa le società di impianti a fune – ma certo questo è il modo peggiore per governare le cose».
Minella non ci sta. La misura è colma. D’altra parte non si contano ormai proclami e false partenze. Un continuo dietrofront che non solo snerva, ma destabilizza. «E soprattutto ci ha impedito di attivare gli ammortizzatori sociali per i dipendenti delle imprese – spiega Minella – perché si era sempre sul punto di ripartire. Ora invece, con quest’ultima decisione, direi che possiamo scrivere la parola fine sulla stagione».
E allora, che si fa? «Abbiamo già fatto tutto il possibile – ammette Minella – a partire dall’adesione ai protocolli di sicurezza stilati dal comitato tecnico scientifico e poi ribaditi dalla Regione. Un documento creato apposta per garantire al massimo sciatori e lavoratori, ai quali ci eravamo adeguati di buon grado. Ora non faremo che ribadire le nostre richieste». Che si traducono in ristori, o indennizzi: non importa, basta che arrivino subito. «Le spese fisse pesano per il 70% dei bilanci di una società che gestisce impianti di risalita – spiega il presidente regionale di Anef – ma di solito ci sono i ricavi, che quest’anno sono mancati del tutto. La situazione è questa».