«Riclassificazione delle strade? Non ci resta che piangere»

«Riclassificazione delle strade? Non ci resta che piangere»

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Alessandra Fontana, segretaria Filt Cgil Veneto

Ci lascia quanto mai perplessi l’entusiasmo con cui il presidente della Provincia esulta per aver restituito le strade allo Stato, perdendone di fatto la titolarità. Dopo anni di battaglie per rivendicare l’autonomia della Provincia (e della Regione Veneto visto che operazione analoga è stata fatta dall’assessore De Berti con la riclassificazione delle proprie regionali) si è infine deciso che, anziché promuovere battaglie per le risorse per la viabilità provinciale, questa dovesse essere regalata allo Stato, rinunciando di fatto a qualsiasi controllo strategico a riguardo. D’altronde lo dice chiaro il Presidente: negli ultimi anni si sono spesi soldi per le strade. Quasi che si trattasse di una vergogna e di uno spreco di risorse. Ma davvero? Davvero garantire l’efficienza della propria rete viaria, dei propri cittadini, dei propri lavoratori, degli studenti, dei turisti era una spesa? Davvero assicurare una forza lavoro qualificata, quella di Veneto Strade, con operai specializzati che delle proprie strade si prendono cura, che sanno rispondere ai bisogni di amministratori locali, di cittadini, era una spesa? Qualche giorno fa, come ricetta contro lo spopolamento, il Presidente aveva tuonato “servono risorse”. Forse avevamo capito male ma pensavamo che le risorse potessero servire per garantire le infrastrutture, la viabilità. 

Davvero dovevamo privarci delle strade più strategiche per il territorio, compresa la sinistra piave SP1 (che, come dice il nome, non era una regionale o statale ma era, appunto, la provinciale storica) per risparmiare? Tranne però mantenere la gestione di strade assolutamente secondarie, non strategiche che costerà paradossalmente di più. Sarà… fortuna che arriverà Anas, risparmieremo soldi (per fare cosa visto che abbiamo perso una delle poche e strategiche competenze provinciali?) e la viabilità bellunese sarà comunque assicurata da un’efficiente società come Veneto Strade. 

Anche su questo ci spiace dover contraddire Provincia e Regione.. forse non hanno chiaro di come la Veneto Strade di oggi non sia certo quella del 2004, di quel progetto. Manca il personale di allora: per troppi anni le assunzioni sono state bloccate e i piani di assunzione proposti negli ultimi anni sono assolutamente insufficienti. Si limitano infatti a rimpiazzare i pensionandi (peraltro con previsioni sempre a ribasso) e non consentono nemmeno di ricostruire le squadre degli “anni d’oro”. Quasi tutte le attività sono date all’esterno (confidando che troveranno ancora ditte interessate agli appalti. il caso degli appalti scolastici del Pnrr è emblematico), mancano mezzi e manca un piano industriale. Ci sfugge infine quale sia il modello di gestore che Provincia e Regione immaginano dopo questa lenta agonia nel prossimo biennio di Veneto Strade. Si parla di una nuova società.. ma su quale modello? Quello Anas, degli appalti, della 51 d’Alemagna, della manodopera assunta con concorsi nazionali e distaccata al bisogno? Quello di Veneto Strade che in questi anni non hanno mai curato? Per cosa? Per gestire la viabilità ordinaria (davvero ad Anas interessa gestire una viabilità ordinaria così “onerosa” e svantaggiosa?)? E per il personale? Ci permettiamo sommessamente di ricordare come in fosse stato sottoscritto un accordo sindacale che prevedeva, nel caso di cessazione dell’esperienza di Veneto Strade, il rientro in Provincia del personale oggetto di esternalizzazione. Se tutto torna come prima possiamo pensare che i dipendenti di allora rientrino in servizio in Provincia? 

Normalmente cedere i gioielli di famiglia perché non si è in grado di mantenerli rappresenta un momento triste, amaro, una sconfitta. Non è lo stesso per la Provincia di Belluno che esulta. Poveri ma felici. 

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