Profughi ucraini trasferiti a Vicenza: «Aiutiamo i bambini a finire qui l’anno scolastico»

Profughi ucraini trasferiti a Vicenza: «Aiutiamo i bambini a finire qui l’anno scolastico»

Se ne dovranno andare, i 64 profughi ucraini fuggiti dalla guerra e attualmente ospitati nell’ex caserma dei vigili del fuoco di Mussoi. Presto, infatti, inizieranno i lavori finanziati con 4 milioni di euro con il Pnrr e che prevedono, tra le altre cose, la demolizione di parte della struttura.

Gran parte degli ucraini non resterà in provincia: per 48 di loro la nuova destinazione sarà un centro di accoglienza in provincia di Vicenza. Decisione dolorosa ma necessaria, presa lunedì al termine di un vertice in prefettura. Nonostante le ricerche portate avanti da prefetto e Comune di Belluno nelle scorse settimane, non si sono trovate sistemazioni alternative.

Il trasferimento è su base volontaria. 16 persone, infatti, hanno scelto di restare. Si tratta di tre nuclei famigliari composti da tre persone ciascuno, di un nucleo da 5 e di due singoli. «Stiamo lavorando per aiutare chi vuole restare qui, queste persone sono una risorsa per la nostra comunità – spiega il sindaco di Belluno, Oscar De Pellegrin – Il problema è che non sono stati trovati immobili dove poterli accogliere e, a quel punto, è stato necessario contattare la Regione. Sapevamo fin dall’inizio che la sistemazione sarebbe stata provvisoria, ma speravamo di trovare un’alternativa nel frattempo. Così, ad oggi, non è stato. Tuttavia nessuno resterà indietro, i nostri sforzi sono tutti rivolti in questa direzione»

Il tema è stato portato nei giorni scorsi nella conferenza capigruppo dove siedono maggioranza e opposizione e da mesi l’assessore De Kunovich e il sindaco stanno confrontandosi con il territorio per cercare abitazioni.

«Parliamo da sempre di spopolamento e di favorire la residenzialità, naturalmente abbiamo cercato di aiutare questi civili a restare qui cercando case e sistemazioni anche provvisorie – prosegue il sindaco -, per noi sono una risorsa e vogliamo fare la nostra parte per aiutarli ad iniziare una nuova vita. Purtroppo ci stiamo scontrando con la mancanza di immobili a disposizione, si fatica a trovare case nonostante queste persone abbiano un lavoro e tutte le intenzioni di programmare qui il loro futuro e quello della loro famiglia. Lancio quindi un appello a chi ha soluzioni, affinchè ci contatti e si inizi insieme un cammino per aiutare queste famiglie».

Appello al quale si aggiunge quello delle insegnanti dell’istituto comprensivo 1, che in questi mesi ha accolto alcuni dei bambini e ragazzi ucraini ospiti a Mussoi. «Noi insegnanti possiamo testimoniare la fatica di questi bambini/ragazzi inseriti nelle nostre classi di apprendere una nuova lingua, di farsi nuovi amici senza la mediazione del linguaggio, di affrontare libri e percorsi scolastici nuovi, di sentirsi inadeguati – hanno preso carta e penna le maestre -. Possiamo testimoniare la difficoltà e spesso il rifiuto di raccontare la propria esperienza e le proprie fatiche. Da parte nostra sono state messe in gioco tutte le risorse interne a nostra disposizione (nessun finanziamento né programma ad hoc), per l’apprendimento della lingua, per valutare le conoscenze già acquisite, semplificare i contenuti e non rinunciare al loro percorso per apprendere nuovi contenuti ed acquisire nuove competenze. Chiediamo a tutti quanti ne hanno la responsabilità di trovare una soluzione diversa a questo trasferimento che permetta loro di rimanere con i loro compagni e insegnanti almeno fino alla fine dell’anno scolastico. Per parte nostra continueremo ad impegnarci per un percorso scolastico individualizzato, accogliente, costruttivo e di pace». 

(Nella foto il momento della donazione di una lavagna Lim al centro di accoglienza)                         

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