Paura a Cancia: fango e sassi invadono case e strade, SS 51 chiusa per ore

Paura a Cancia: fango e sassi invadono case e strade, SS 51 chiusa per ore

“Aga rossa”, l’acqua rossa, la chiamano qui. E’ quel misto di acqua, limo, fango e sassi che ciclicamente l’Antelao scarica a valle. E che gli abitanti di Cancia di Borca di Cadore purtroppo conoscono molto bene. Domenica sera (16 giugno) l’”aga rossa” ha colpito ancora, innescata da un nubifragio breve ma intensissimo, che ha rovesciato sulla zona 50mm di acqua in meno di mezz’ora, e nel giro di pochi minuti ha invaso il paese, che nel 2009, durante un evento simile – ma meno intenso – pianse due vittime. Questa volta, per fortuna, non ci sono stati danni alle persone, ma il fango e i sassi sono arrivati ovunque: davanti alle case, nei garage, nelle strade, anche sulla Statale 51 di Alemagna, rimasta chiusa per diverse ore. Il traffico è ripreso solo nel tardo pomeriggio, a senso unico alternato.

Le immagini della frana girate dall’elicottero dei Vigili del fuoco

Sul posto, ad aiutare i residenti a liberare case, scantinati e auto dalla morsa dei detriti e per mettere in sicurezza la zona sono intervenuti già nella notte i vigili del fuoco, con i volontari di Valle di Cadore, Cortina, Lozzo, Lorenzago, Calalzo e San Vito di Cadore. Sul posto anche i volontari della Protezione civile.
Sul posto anche l’assessore regionale Gianpaolo Bottacin e il presidente della Provincia, Roberto Padrin, coadiuvato dal consigliere delegato Massimo Bortoluzzi. E’ lo stesso Padrin a smorzare sul nascere le polemiche in merito alle opere di mitigazione realizzate negli ultimi 15 anni dalla Provincia di Belluno, accusate di non aver funzionato a dovere.

«Da una prima analisi, assicura Padrin – possiamo dire che le opere di contenimento realizzate dopo la tragica colata del 2009 sono state utili a mitigare gli effetti di quella della scorsa notte, anche se non sufficienti a neutralizzarla; l’evento meteorologico scatenatosi – con oltre 50 mm di pioggia nell’arco di 30 minuti – è di una portata mai vista in precedenza, tanto da scatenare la furia di un vero e proprio fiume di acqua, fango e detriti, sceso a una velocità impressionante. Nei prossimi giorni saranno naturalmente fatte tutte le valutazioni e le analisi del caso, ma al momento la priorità è naturalmente quella di dare assistenza alle persone colpite e ripristinare la viabilità, mettendo in sicurezza le abitazioni».

Alle parole di Padrin si aggiungono quelle di Bortoluzzi, salito a Cancia sin dalle prime ore di ieri (16 giugno): «Gli eventi di questi giorni hanno mostrato come la forza dirompente della montagna possa essere violenta; il nostro impegno è e sarà massimo per gestire al meglio possibile la situazione«. Continua Bortoluzzi: «Nel sorvolo eseguito ieri (domenica 15, ndr) dall’elicottero i vasconi di contenimento realizzati a valle della linea di frana risultavano sgombri, così come risulta evidente che le opere eseguite hanno contribuito a dissipare l’energia prodotta dal fronte di frana, mai verificatosi con una quantità di materiale simile; il fenomeno della scorsa notte ha scatenato una forza dirompente mai vista in precedenza. Nella mattinata di lunedì, a fronte di oltre venti abitazioni interessate in varia misura dalla colata detritica, abbiamo attivato i primi interventi di somma urgenza. La struttura provinciale è in contatto anche con la struttura regionale di protezione civile che – tramite l’assessore Bottacin, arrivato in mattinata a Cancia – ha garantito supporto per eventuali necessità logistiche e come punto di contatto con il dipartimento nazionale di Protezione Civile».

La frana di Cancia ha spinto il governatore del Veneto, Luca Zaia, a dichiarare lo Stato di Emergenza Regionale: «Ora attendiamo che il lavoro di questa prima fase emergenziale possa concludersi – si legge in una nota ufficiale della Regione – per avviare una ricognizione di dettaglio dei danni provocati dalla frana. Ringrazio tutti coloro che in queste ore sono impegnati nell’affrontare l’ennesima situazione di emergenza che colpisce un territorio ad elevata fragilità».

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