Dal calice sale un profumo fresco mentolato, il liquido è denso, vischioso, di colore giallo intenso: è un miele di tiglio e Claudio Mioranza, tecnico apistico regionale e assaggiatore di primo livello, allerta vista, olfatto, tatto e gusto per cogliere e assaporare le minime sfumature come il sommelier con i vini.
Apicoltore da oltre vent’anni, socio di Apidolomiti, Claudio, 53 anni geometra di professione, si prende cura di una quarantina di alveari a Cergnai di Santa Giustina (“La piccola arnia” il nome scelto per l’attività). La passione e la curiosità per il mondo delle api lo hanno spinto a studiare e con il tempo è diventato esperto in Analisi sensoriale del miele, vincendo con i suoi prodotti numerosi premi in manifestazioni come il concorso nazionale “Miele del sindaco”, il “Grandi mieli d’Italia Tre Gocce d’Oro” e “Limana Paese del miele”. «Il miele è energia – racconta con entusiasmo – un chilo è il risultato di 5 milioni di fiori visitati, di 150mila chilometri percorsi, le api hanno impiegato tante risorse e questo va apprezzato come un dono».
Quale consiglio può dare a un consumatore che desidera acquistare del buon miele?
«Rivolgersi a un apicoltore conosciuto, che può illustrare il proprio lavoro svolto nel rispetto dei tempi della natura e delle api. Ricordare poi che un miele naturale, non pastorizzato, a partire da settembre tende a formare dei cristalli: si tratta di un valore positivo, non di un difetto. Un millefiori può essere un buon punto di partenza per assaggiare con consapevolezza e sentire le tante sfumature dei fiori del nostro territorio. La provincia di Belluno gode di una grande varietà botanica, dalle sponde del Piave, ai boschi di mezza montagna fitti e ricchi di acacia, tiglio e castagno, fino ai pendii alpini dove fiorisce il rododendro».
Quest’anno quali mieli si potranno trovare sugli scaffali?
«Tiglio, castagno e millefiori di valle, non ci sarà acacia, la fioritura primaverile è stata bruciata dalle gelate. I consumatori potranno contare anche sul millefiori di montagna con tracce di melata, questa rende il miele un po’ più scuro e aggiunge un leggero gusto di caramello. Il tiglio lo definisco il re dei mieli bellunesi, spesso si trova con un po’ di castagno, così dalla dolcezza iniziale si finisce con una punta di amaro».
Quale dei mieli da lei prodotti ha regalato maggiori soddisfazioni?
«Finora il rododendro, un miele pregiato, con il quale nel 2020 ho vinto un riconoscimento al Concorso nazionale Miele del Sindaco. Io pratico il nomadismo, trasferisco gli alveari seguendo le fioriture, dall’acacia in primavera sul Montello, fino al rododendro in Cadore, dove porto le arnie durante l’estate. Per questa attività mi appoggio alle postazioni di amici apicoltori, con i quali c’è un rapporto di collaborazione, come ci insegnano ogni giorno le nostre api».