Pasqua tra luci e ombre. Pesano i rincari su colombe e focacce

Pasqua tra luci e ombre. Pesano i rincari su colombe e focacce

Segnali di leggera ripresa post-Covid, anche se l’andamento attuale è sotto i livelli dello scorso anno: è una Pasqua tra luci e ombre, quella descritta dalla sezione Panificatori e Dolciari di Appia Cna Belluno.

A pesare, sia per le imprese sia per i consumatori, i rincari delle materie prime e dell’energia, e i dati arrivano da Cna Veneto: il costo del tuorlo d’uovo al chilo è passato da 5,7 euro al chilo i primi di marzo, a 6,25 euro a fine mese. Le uova da 0,17 euro al pezzo (9 marzo) a 0,18 al pezzo (29 marzo); la farina da 0,81 euro al chilo (16 marzo) a 0,95 euro (28 marzo).

Nel Bellunese i dati non sono certo migliori: «Il costo della farina è quasi raddoppiato, quello del burro triplicato – spiega Denis Baldissarutti (in foto), titolare dell’omonimo panificio di Santo Stefano di Cadore e presidente di categoria -. Non parliamo poi di luce e gas, fonti di energia indispensabili per chi lavora di notte e con i forni; l’annunciato calo dei prezzi certamente non farà sentire i suoi benefici nell’immediato».

Sono quasi una quarantina le imprese artigiane di panificazione e pasticceria associate ad Appia Cna Belluno che coinvolgono quasi 200 persone in tutta la provincia: «Sarà una Pasqua quasi pre-Covid, con una leggera flessione rispetto al 2022 dove si era registrata un’importante ripresa – evidenzia Michele Sella, referente mestiere Appia Cna Belluno panificatori e dolciari -. Le nostre imprese stanno lavorando bene, affrontando il peso dei rincari mantenendo allo stesso tempo prezzi il più possibile invariati e alta qualità dei prodotti».

Proprio sull’equilibrio tra costi per i consumatori e qualità finale si gioca il futuro del settore: «Il cliente cerca un prodotto buono, tradizionale, artigianale, e che abbia però anche un costo accessibile: dobbiamo bilanciare tutti questi aspetti, altrimenti i consumatori si dirigono sui prodotti industriali a più basso costo della grande distribuzione – aggiunge Baldissarutti -. Davanti a questi continui rincari, non sono poche le imprese che minacciano la chiusura o che hanno ridotto la loro attività. Credo ci dovrebbe essere maggiore attenzione da parte del governo a queste realtà: da un lato, si tratta di imprese che occupano diverse famiglie in tutta la provincia; dall’altro, il rischio è quello di perdere la tradizione delle ricette che quasi tutti i panificatori hanno “ereditato” dai nonni, dai genitori o dai loro maestri. Una volta che questo mondo viene chiuso, è perso per sempre».

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