“Pascoli delle terre alte”, al via il progetto per riqualificare sei malghe

“Pascoli delle terre alte”, al via il progetto per riqualificare sei malghe

Parola d’ordine: riqualificare i pascoli per “salvarli” dall’abbandono. È partito ieri (20 settembre), con il primo incontro operativo tra i partner e i soggetti coinvolti, il progetto “Pascoli delle terre alte: patrimonio da salvaguardare e rigenerare”, presentato dalla Provincia di Belluno e del valore complessivo di 370mila euro (finanziato dalla Fondazione Cariverona con 290mila euro e da Veneto Agricoltura per la restante parte). 

IL PROGETTO

L’obiettivo è quello di evitare che il bosco infestante avanzi inesorabilmente e senza controllo, mettendo a repentaglio la sopravvivenza degli alpeggi alpini e della biodiversità che rappresentano. Ma anche codificare le buone pratiche operative e tecnico-amministrative per agire sulle aree pascolive. Saranno sei le malghe coinvolte direttamente da lavori di riqualificazione.

“Pascoli delle terre alte” è un progetto supportato dal Circolo Cultura e Stampa Bellunese, con il sostegno forte di Veneto Agricoltura, affiancato da importanti partner, tra cui il Dipartimento di Agronomia, Alimenti, Risorse naturali, Animale e Ambiente dell’Università degli Studi di Padova, l’istituto Agrario “Della Lucia” di Feltre, Lattebusche, le Regole di Monte Salatis, di Casada, di Ampezzo, il Consorzio Val Visdende, il Comune di Livinallongo del Col di Lana. Oltre ovviamente alle sei malghe coinvolte: Col Toront (Nevegal), Casera Pal (Alpago), Fòses (Cortina d’Ampezzo), Cherz (Livinallongo), Chivion (Val Visdende) e Malga Dignas (Santo Stefano di Cadore).

da sinistra: prof. Gian Ernesto Feltrin (istituto agrario “Della Lucia”), Silvia Calligaro (vice presidente Provincia), prof. Enrico Sturaro (Università di Padova), Marco Freguglia (Veneto Agricoltura), Luigino Boito (Circolo Cultura e Stampa), Roger De Menech (Provincia).

IL QUADRO

Le azioni del progetto partono da un quadro di analisi chiaro ed eloquente. Le zone di media e alta montagna infatti sono state in passato oggetto di un utilizzo pascolivo che ha determinato da una parte una crescita economica e sociale dall’altra ha plasmato il loro aspetto e la loro morfologia. Con lo spopolamento della montagna e il declino della pratica alpicolturale degli ultimi decenni, molte superfici prative e pascolive sono state dismesse, andando incontro a processi di rinaturalizzazione per certi aspetti inediti e problematici, che ne stanno compromettendo la stessa sopravvivenza.

I numeri lo dicono chiaramente. La perdita delle superfici di pascolo è notevole: tra il 1990 e il 2014 sono stati persi in Italia 15.800 ettari all’anno di prati e pascoli. E il dato è ben visibile anche in provincia di Belluno, dove molte aree pascolive sono state abbandonate dopo l’arrivo dell’industrializzazione e oggi sono diventate bosco.

«In questa situazione si è riscontrata la necessità di supportare ulteriormente i pionieri della montagna ossia i proprietari dei terreni e i gestori delle malghe, in un momento in cui comunque sempre più giovani si stanno riavvicinando all’agricoltura che si sta svestendo degli antichi panni per diventare un settore produttivo specializzato e attrattivo» commenta la vice presidente della Provincia, Silvia Calligaro, delegata all’agricoltura.

GLI INTERVENTI

Il progetto, che si sviluppa nell’arco di tre anni, prevede alcune mirate azioni di ripristino e miglioramento quali-quantitativo della vegetazione delle aree di pascolo. Ma anche la realizzazione di pozze di abbeveramento, la sistemazione della rete viaria e la creazione di punti di sosta.

In particolare a Malga Col Toront in Nevegal si prevede il recupero del verde dal rododendro nella zona di “Busa da camp”; e il taglio dei cespugli spontanei e della rosa canina vicino alla malga. 

A Malga Cherz è in programma il recupero delle aree danneggiate da Vaia, oltre al miglioramento dei percorsi di accesso ai pascoli, alla regimazione delle acque su alcune aree pascolive e alla realizzazione di piccoli abbeveratoi naturali per garantire al bestiame l’acqua nei periodi di siccità; verrà valutato anche l’adeguamento della malga agli standard produttivi attuali, alla sostenibilità ambientale e al benessere animale.

Per Malga Fòses il progetto prevede la realizzazione di due pozze d’alpeggio sull’Alpe di Fòses con l’uso di materiali impermeabilizzanti naturali per preservare dal calpestio e dalle deiezioni acide delle greggi i laghi di Foses e le annesse torbiere.

A Malga Chivion sono previste azioni di sfalcio ed estirpazione delle piante infestanti per il pascolo e realizzazione di recinzione per la convivenza tra animali domestici e selvatici, con adeguamento dei sentieri.

Le stesse azioni sono previste per Malga Casera Pal, dove il progetto indica anche la realizzazione di aree attrezzate per il ristoro, la degustazione e l’osservazione del contesto malghivo.

Infine, a Malga Dignas verranno preventivamente valutati i biotipi di flora che andranno protetti; in seguito saranno attuati interventi per la rigenerazione delle piante in base alla biodiversità agricola e azioni di sfalcio ed estirpazione delle piante infestanti per il pascolo; a completare il tutto, anche la realizzazione di depositi e bacini per la raccolta dell’acqua.

IL CRONOPROGRAMMA

Con la riunione operativa di ieri, il progetto è partito ufficialmente. Ed è stato stilato il calendario. Già dalle prossime settimane saranno effettuati i sopralluoghi nelle malghe, poi durante il periodo invernale saranno stesi i progetti di intervento. A fine primavera 2025 sarà definito l’iter burocratico, mentre i lavori veri e propri sui pascoli partiranno nell’estate. 

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