Nata sui monti, “salutata” in Piazza dei Martiri. Finiva 25 anni fa la Brigata Cadore

Nata sui monti, “salutata” in Piazza dei Martiri. Finiva 25 anni fa la Brigata Cadore

Nei registri ufficiali la data di nascita è 1° luglio 1953. Ma le origini affondano nella storia e risalgono ad almeno un secolo prima. Sulla data di “morte” invece pochi dubbi: 31 gennaio 1997. Venticinque anni fa esatti finiva la Brigata Alpina Cadore, dopo un “funerale” che aveva portato in Piazza dei Martiri migliaia di persone, tanta era la tradizione e tanto grande era il legame con la città di Belluno. In mezzo, decenni di missioni e servizi. Nessun fatto di guerra o di eroismo bellico. Piuttosto, solidarietà e soccorso. Del resto, la Brigata Cadore è rimasta nel cuore della gente soprattutto per questo. E non è difficile legarne il ricordo a qualche episodio particolare. Uno su tutti? Il Vajont. I primi soccorsi arrivarono proprio dagli alpini della Cadore.

LE ORIGINI

L’ufficialità attenderà la metà del Novecento. Ma l’animo della Cadore si forgia ben prima, negli anni del Risorgimento. Le origini risalgono alle antiche Milizie di Autodifesa del Cadore, formate da montanari e valligiani che volontariamente si riunivano a difesa della loro terra. Il culmine della loro attività nel 1848, quando a guidarle era nientemeno che Pier Fortunato Calvi (gli austroungarici se ne accorsero durante l’insurrezione del Cadore).

Poi, con l’annessione al Regno d’Italia, prende sede nel 1872 a Pieve la 14ª Compagnia Alpina. In seguito arrivò l’inquadramento nel 7° Reggimento Alpini e nei suoi storici battaglioni “Feltre”, “Pieve di Cadore”, “Belluno”, “Val Cismon”, “Val Piave”, “Val Cordevole”, “Monte Pavione”, “Monte Pelmo”, “Monte Antelao” e “Monte Marmolada”.

LA NASCITA

Sono gli anni che precedono il primo conflitto mondiale e i territori bellunesi diventano terreno aspro di guerra.

Per la nascita ufficiale bisogna aspettare quasi un secolo. Il 1º luglio 1953 si costituisce ufficialmente la Brigata Alpina Cadore, al comando del generale Carlo Ravnich. Nel 1954, ancora in fase di formazione, reparti della Brigata sono mobilitati per l’emergenza di Trieste e inviati al confine orientale. Nello stesso anno, con solenne cerimonia in Piazza dei Martiri, avviene la consegna delle Bandiere di Guerra ai suoi due reggimenti (7º Alpini e 6º Artiglieria da Montagna).

Gli alpini della Cadore sono soldati, ma la loro attività non è bellica. Partecipano attivamente ai soccorsi all’indomani del 9 ottobre 1963. E tre anni dopo sono tra i primi a rendersi operativi durante i giorni dell’alluvione. Per tutti gli anni Sessanta, oltre alla normale attività addestrativa, la Brigata partecipa regolarmente alle operazioni di ordine pubblico in Alto Adige, funestato dal terrorismo separatista.

A Belluno la Cadore significa caserme. E un’economia fiorente per i servizi ai militari. La Fantuzzi è il grand hotel degli alpini di leva. Ma ci sono anche la Salsa, la D’Angelo, la Toigo e la Piave (oggi quasi tutte dismesse). Sono attive la caserma Zanettelli a Feltre e le strutture di Agordo e Tai di Cadore. 

IL DECLINO

Le ristrutturazioni dell’esercito però lasciano segni profondi. Non nell’attività, che prosegue negli aiuti al terremoto del Friuli e in Irpinia, e nel 1985 in seguito alla catastrofe della Val di Stava. Nel 1991, allo scoppio della Guerra del Golfo, alcuni reparti della Cadore vengono schierati a difesa di obiettivi sensibili. Poi cominciano a spirare venti di chiusura. E nel 1997 arriva la parola fine. 

Il 10 gennaio la giornata è uggiosa e fredda, molti bellunesi se lo ricordano ancora. Perché sono migliaia ad assistere alla solenne parata che chiude la storia della Brigata Cadore. Lo scioglimento ufficiale è del 31 gennaio. Un quarto di secolo fa.

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