Una domanda. Senza troppi giri di parole: la civiltà alpina è sotto attacco del lupo? Questo è il tema di una videoconferenza che oggi (martedì 13 aprile) metterà insieme tutto l’arco alpino, dal Piemonte al Veneto. Protagoniste anche le domande bellunesi, visto che parteciperanno allevatori locali e il consigliere provinciale Franco De Bon. Insieme a loro, esperti del mondo accademico e scientifico, associazioni di categoria, amministratori e altre figure tecniche. Oltre agli eurodeputati De Castro, Dorfmann, Gancia e Fiocchi.
Saranno proposte possibili azioni comuni per la gestione del lupo. Perché la presenza del grande predatore sulle Alpi è ormai una costante,:le stime diffuse dagli enti preposti descrivono una condizione della specie ben lontana dal pericolo di estinzione.
«La proliferazione del lupo si riflette in predazioni sempre più frequenti con un susseguirsi di segnalazioni che evidenziano l’inefficacia di strumenti dissuasori quali reti elettrificate, cani da pastore e altri dispositivi di protezione – spiegano gli organizzatori del webinar -. Agli allevatori di queste zone rurali, di fatto, viene imposta una convivenza critica, difficile e spesso pericolosa. Da qui la richiesta della civiltà rurale di un approccio diverso e pragmatico che contenga il lupo e ponga in sicurezza il capitale umano, zootecnico che hanno reso le Alpi un patrimonio unico nel mondo».
L’appuntamento è per le 20. E verrà trasmesso in diretta streaming sulla pagina Facebook ufficiale e sul canale YouTube di Pietro Fiocchi, promotore dell’incontro.
Parteciperà anche il Comune di Chies d’Alpago. «Come Comuni della conca abbiamo da tempo segnalato l’escalation di episodi che ha visto sempre più i lupi protagonisti sul territorio – il commento del sindaco, Gianluca Dal Borgo -. Non parliamo solo di predazioni di pecore e asini, ma della presenza sempre più numerosa in prossimità delle abitazioni e di vere e proprie passeggiate all’interno dei paesi. La popolazione ha paura a uscire di casa la sera e ad andare per sentieri anche di giorno. E se un dialogo è stato possibile con le istituzioni intermedie, purtroppo dobbiamo registrare la totale assenza da parte dello Stato a cui spetta la competenza. Nel frattempo la montagna e le sue comunità agonizzanti lentamente e inesorabilmente muoiono».