Più lacrime che altro. In dieci anni oltre 1.100 imprese si sono volatilizzate. Perse, chiuse… Nello stesso periodo di tempo ha accelerato il crollo demografico e anche il turismo ha arrancato (-15,5% di presenze). Una fotografia dalle tinte fosche quella scattata dalla Cgia di Mestre per Confartigianato Belluno. Ma si sa: la terapia parte sempre dalla diagnosi. E gli artigiani la terapia ce l’hanno già pronta. Fatta di diversi fattori che combinati tra loro potrebbero davvero ridare nuova linfa al territorio e alla sua capacità imprenditoriale.
L’ANALISI
Il tema è stato affrontato ieri sera, nel corso di un convegno online organizzato proprio da Confartigianato. Al centro, l’analisi della Cgia, da cui emergono dati piuttosto preoccupanti: in 10 anni il numero delle localizzazioni di imprese attive in provincia è sceso da 18.940 unità (fine 2009) a 18.214 unità (fine 2019), per una flessione del 3,8%. Sempre nello stesso periodo, le sedi di imprese attive sono calate da 15.094 unità (fine 2009) a 13.942 unità (fine 2019), -7,6%. Con una tendenza al calo maggiore nelle vallate montane, dall’Agordino al Cadore (-11% e -10%). Il confronto con il resto del Veneto (-6,1%) e dell’Italia (-2,8%) non può non far scattare l’allarme. Anche perché alcuni settori risultano in forte difficoltà. Dal 2009 a oggi le flessioni maggiori riguardano la manifattura (-19%), le costruzioni (-16%), il trasporto (-16,2%) e il commercio (-14,9%). Tengono abbastanza i servizi turistici (-2,1%).
Ma anche sul fronte del business turistico il Bellunese pecca. Le presenze sono drammaticamente scese sotto la soglia dei 4 milioni e in 10 anni sono crollate (-15,5%). Negli altri territori, invece, le presenze crescono. Bolzano, tanto per fare un esempio, ha dati positivi su tutto il fronte. Ma anche province montane non autonome (Verbania e Sondrio) se la passano meglio di Belluno.
LE PROPOSTE
Che fare? «Il momento, tra emergenza Covid e crisi causata dal lockdown, non è dei migliori – ha detto la presidente di Confartigianato Claudia Scarzanella -. Come associazione di categoria però abbiamo il dovere di pianificare il futuro. Anche perché l’artigianato è fondamentale per le comunità locali».
Quindi, via con le ricette. Una in particolare, che combina diversi ingredienti. Il primo è contrastare lo spopolamento, in modo da creare una realtà attrattiva. Il secondo è attuare un piano di investimenti e infrastrutture; su tutte, il prolungamento dell’autostrada A27, oggi troncone morto. E poi, una politica veramente turistica per rendere la ricettività e le vacanze un nuovo business strutturato. Infine, agevolazioni per le attività economiche. La Cgia propone una sorta di “reddito di montanità”. Confartigianato lancia l’idea della Zes, zona economica speciale. Forse, visti i numeri, potrebbero servire entrambe.