Lavoro, la ripartenza aumenta gli infortuni: «Investire in formazione e controlli»

Lavoro, la ripartenza aumenta gli infortuni: «Investire in formazione e controlli»

Ottima cosa la ripartenza dopo la grande tragedia del coronavirus. Ma il lavoro riparta in sicurezza.

Lo chiedono a gran voce i sindacati, riuniti ieri mattina al Centro Giovanni XXIII di Piazza Piloni nell’assemblea annuale dei delegati alla sicurezza di Cgil, Cisl e Uil.

I numeri dimostrano che la ripartenza dell’economia e del lavoro sta coincidendo, in tutta Italia (ed il Veneto naturalmente non fa eccezione) con un aumento del numero degli incidenti sul lavoro. Alcuni di questi, purtroppo, anche mortali. In Veneto nei primi 4 mesi del 2021 le vittime del lavoro sono state 26, con un aumento della mortalità del 30% rispetto al primo quadrimestre del 2020. I dati peggiori arrivano da Verona e Treviso con 7 infortuni mortali, seguono Padova (6), Venezia e Vicenza (3), mentre Belluno, fortunatamente, non ha avuto incidenti mortali. Sono state 21.289 le denunce totali per infortunio. A Verona la maglia nera: 4.380. Seguono Treviso (4.028), Vicenza (3.953), Padova (3.944), Venezia (3.302), Belluno (882), e Rovigo (800).

«Anche in provincia di Belluno il problema è reale – spiega Massimiliano Paglini, segretario generale della Cisl Belluno – Treviso – con un aumento degli infortuni, anche gravi. Serve più attenzione alla formazione e maggiori investimenti sulla sicurezza. Il quadro è variegato: ci sono aziende che già adesso investono molto in questo settore, mentre altre lo ritengono un costo. Ma non può essere così».

Nell’assemblea è stato anche affrontato il tema dei controlli. E qui i sindacati tirano in ballo direttamente la Regione e il governatore Luca Zaia: «Ad oggi – spiega Mauro De Carli, segretario provinciale della Cgil – è rimasta lettera morta l’accordo che abbiamo sottoscritto nel 2018, per aumentare il personale degli organi di controllo, Spisal in particolare. A Belluno siamo nella stessa identica situazione di tre anni fa, anzi peggio. Nel 2018 c’erano in servizio 8 ispettori, gli stessi di oggi. Ma in questo momento due di essi stanno svolgendo mansioni diverse, quindi di fatto siamo a 6».

Non molto diversa la situazione per quanto riguarda i medici del lavoro: «Erano 3 nel 2018 – continua De Carli – oggi siamo a 1 e mezzo. Quello dei controlli è un capitolo fondamentale per la sicurezza sul lavoro. E non in ottica repressiva, ma di aiuto alle aziende a migliorare».

Meglio invece il quadro per quanto riguarda la gestione della pandemia: «I responsabili della sicurezza nelle diverse aziende hanno fatto bene il loro dovere – commenta Michele Ferraro, segretario della Uil – e sono stati un supporto cruciale nella gestione dei protocolli. Lo dicono i numeri: Belluno è stata una delle province dove si sono registrati meno contagi sul posto di lavoro e meno problematiche nella gestione. E non è stata questione di fortuna, ma di preparazione e grande attenzione».

Al termine dell’assemblea i segretari di Cgil, Cisl e Uil hanno incontrato il prefetto Mariano Savastano, al quale hanno consegnato un documento che riassume le problematiche sulla sicurezza e le richieste sindacali.

«Ma è stata anche l’occasione per conoscerci – spiega Michele Ferraro, segretario provinciale della Uil -. Il prefetto ci ha ascoltati attentamente e ha dato ampia disponibilità ad aprire il confronto con dei tavoli tematici nei quali organizzare le azioni necessarie. Nonostante sia qui da poco, ha dimostrato di conoscere già molto bene il territorio».

E lunedì prossimo il prefetto di Belluno, dopo un incontro istituzionale con l’Unione montana Valbelluna, incontrerà le Rsu di Ideal Standard e Acc, le aziende in crisi del territorio: «Mi sembrava la cosa più giusta far sentire ai lavoratori e alle loro famiglie la vicinanza dello Stato – spiega -. In questi giorni mi confronterò anche con le parti datoriali».

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