L’Alta Via numero 7 da percorrere in un solo giorno: «La mia folle idea»

L’Alta Via numero 7 da percorrere in un solo giorno: «La mia folle idea»

 

Misura circa 42 chilometri, mentre il dislivello positivo è di 4mila metri. Attraversa le vette dell’Alpago, regala scenari mozzafiato. E ha una sola padrona: la natura. 

È l’Alta Via numero 7. Via che abbraccia un percorso durissimo e tecnico: nella sua accezione escursionistica, è generalmente considerata come una traversata di 4 o 5 giorni. E invece un 27enne con la laurea in tasca proverà a percorrerla in una sola giornata. O meglio, mezza giornata: 13 ore, al massimo 14. 

Sarebbe un’impresa. E proverà a portarla a termine Enrico Bonati: dottore in Tecnologie forestali, è nato nella zona del delta del Po, ma da sempre ama la montagna. «Fin da piccolo, la mia propensione a salire e scoprire la natura è stata fortissima. Gli animali, il bosco, i fiori, le mille sfaccettature della natura in alta quota sono entrate nel mio cuore. E, crescendo, ho deciso di trasformare la passione in un lavoro. Tanto è vero che accompagno le persone in montagna. Un ambiente di cui descrivo aspetti ecologici, naturalistici, paesaggistici e sociali». 

Da 7 anni, Enrico corre. E, come un novello Forrest Gump, deve ancora fermarsi: «Il Covid-19 con le sue incertezze, la paura di non poter vivere le montagne normalmente, il desiderio di avere comunque un grande obiettivo per cui allenarsi. Ecco, tutto questo ha reso concreta la mia folle idea. L’idea di correre l’Alta Via in un solo respiro». 

A quel punto, si è messa in moto la macchina organizzativa: «Enti, amici, sponsor. Insieme per creare un evento che non fosse un semplice tentativo di record, ma qualcosa di speciale per il territorio e la sua gente. E quel qualcosa è sfociato nel progetto “Sette: abbracciando l’Alpago”».  

La data da segnare sul calendario è quella di sabato 10 ottobre: partenza alle ore 5.30 da Soccher e poi via, lungo la mitica “7” fino a Pian Grant (Col Indes). «Sul percorso – spiega il protagonista – si alterneranno alcuni amici e atleti locali. Il loro aiuto, insieme a quello dei volontari di alcuni ristori, sarà fondamentale. Alla montagna si deve rispetto: “lei” ti pesa e decide. Non dipenderà solo dalle mie gambe. Invito amici, conoscenti e chiunque ami l’Alpago a fare il tifo. O aspettare all’arrivo». 

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