La magia delle api: capacità organizzativa, struttura sociale, adattamento

La magia delle api: capacità organizzativa, struttura sociale, adattamento

Conoscere il mondo delle api: dalla A alla Z. Anzi, “Dalla A alla bzzzzz”.

Da oggi proponiamo una nuova rubrica, curata da Claudio Mioranza: apicoltore da oltre 25 anni, socio di Apidolomiti, svolge attività di tecnico apistico regionale con assistenza agli apicoltori hobbisti. E tiene corsi di apicoltura base e avanzata: «Da 15 anni gestisco “La piccola arnia” a Santa Giustina, una azienda apistica semi-professionale con una quarantina di alveari in varie postazioni della provincia di Belluno. Lo scopo? Produrre mieli vari, di qualità ed eccellenze ricercate, grazie anche alla mia esperienza di assaggiatore». 

L’approccio è rispettoso: «Ho sempre imparato tanto da questo insetto meraviglioso. Così semplice, ma incredibilmente complesso. Da tempo mi sono impegnato a far conoscere questi aspetti ai miei amici e clienti. Insomma una “api-cultura”, un esempio sano per la nostra società». 

Via libera all’alfabeto quindi. A cominciare dalla “A”

A come APE: questo insetto appartenente alla famiglia degli imenotteri. Per la sua capacità organizzativa, la struttura sociale e per i suoi prodotti affascina da secoli apicoltori, ricercatori, naturalisti e anche profani.

Nata milioni di anni fa come insetto solitario, è sopravvissuto fino ai giorni nostri grazie al suo adattamento.

Da predone e insetto carnivoro che viveva nelle foreste primordiali seppe evolversi, stabilendo una stretta simbiosi con molte piante mellifere. Le stesse che, con i loro fiori colorati, attiravano le api offrendo loro cibo: nettare e polline. In cambio, volando di fiore in fiore, le api permettevano l’impollinazione. Di conseguenza, frutti e semi per la stessa propagazione delle piante.

Un team di lavoro vincente che permise alle api di trasformare la propria esistenza da insetto solitario a colonia, costituita da una regina (la madre di tutte), da un numero di api operaie che può variare a seconda della stagione (arrivando in estate a 50mila individui) e da un numero esiguo di fuchi o maschi.

La capacità di questa colonia di immagazzinare scorte di cibo perfino nei periodi non favorevoli alla raccolta (inverno), la sciamatura, e quindi il volo per chilometri, oltre al grado di specializzazione raggiunto dalle tre caste, sono state la chiave di volta per la diffusione delle api in ogni continente. C’è stata poi la differenziazione in varie specie, tutte comunque riconducibili all’Apis Mellifera: l’ape portatrice di miele. 

Claudio Mioranza – Apicoltore dolomitico

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