La Covid manager che tutela gli sportivi: «Basta solo seguire le regole»

La Covid manager che tutela gli sportivi: «Basta solo seguire le regole»

 

Professione? Covid manager. O meglio, responsabile della formazione di queste nuove figure professionali, nate in epoca di pandemia. A livello provinciale? Regionale? No, nazionale. E per l’Aics. 

Il riferimento è a Francesca Iaria: da consulente in materia di qualità ambiente-sicurezza alla tutela di chi pratica sport, il passo è breve. E lo è ancor di più dal momento in cui il Coronavirus si è preso la scena: «Nel mese di aprile – afferma la professionista di Sedico – quando tutte le attività erano ferme, ho redatto per l’Aics Veneto un protocollo legato alla ripartenza di varie discipline. Con alcune regole molto precise da seguire. Protocollo che, almeno inizialmente, è stato considerato fin troppo rigido. Fatto sta che ha permesso all’Aics e a tantissime associazioni di ricominciare. E di formare vari Covid manager». 

Il documento stilato da Francesca Iaria si è trasformato in breve tempo in un modello di riferimento: «Per l’Aics sono diventata responsabile dei Covid manager in ambito nazionale. E di un evento mondiale che si svolgerà a inizio giugno, nella Riviera romagnola: sarà una Olimpiade degli Enti di promozione, capace di raccogliere tutte le discipline sportive». 

Il rischio? Calcolato: «Abbiamo avuto rarissimi casi positivi al Covid e mai alcun focolaio. Dirò di più: in occasione di un Meeting nazionale di atletica, che si è svolto a Vittorio Veneto, siamo riusciti a dare il via a un progetto sperimentale orientato a dare la possibilità al pubblico di assistere alle manifestazioni. Nello specifico, abbiamo riempito gli spalti di accompagnatori. Sempre in Riviera romagnola, una serie di gare protocollate Aics di basket, volley, tennis, calcio e pattinaggio hanno richiamato oltre 2mila atleti e circa 10mila spettatori sugli spalti, nell’arco di 15 giorni. Ebbene, dopo aver creato una struttura di Covid controller, utile per l’appunto al controllo e all’applicazione delle regole, sapete quanti contagi abbiamo avuto? Zero». 

Il protocollo si poggia su alcuni pilastri ben definiti: «L’utilizzo categorico della mascherina, la sanificazione delle superfici, la gestione dell’allenamento e, in particolare, degli spazi. Poi c’è una modulistica che ogni associazione è chiamata a compilare: in altri termini, forniamo un pacchetto completo, che le varie realtà possono personalizzare». 

Insomma, lo sport in sicurezza non è utopia: «Dipende solo dal comportamento delle persone. La gente deve mettersi in testa che le regole ci sono e vanno rispettate. Non è di certo facendo sport che ci si contagia. Il virus lo si contrae in altri luoghi e momenti. Dal canto nostro, ci stiamo mettendo il massimo dell’impegno per non chiudere e far sì che l’attività possa proseguire». Francesca Iaria riceve mail e segnalazioni da tutta Italia: «L’altro giorno una ragazzina mi ha informato che, in passeggiata, si è trovava di fronte 18 persone senza mascherina: “E poi – ha chiesto – io dovrei rinunciare allo sport e rimanere a casa?”. Difficile darle torto». 

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