«Codice di comportamento per le aziende contro le discriminazioni sul luogo di lavoro»

«Codice di comportamento per le aziende contro le discriminazioni sul luogo di lavoro»

Un codice di condotta per le aziende, per contrastare le discriminazioni e le molestie sui luoghi di lavoro. E un dialogo costante con i Comuni affinché vengano costituite le commissioni per le pari opportunità (o, in alternativa, almeno un ruolo specifico per assessori o consiglieri). Sono le due sfide principali che aspettano Flavia Monego, la nuova consigliera di parità della Provincia di Belluno, nominata lo scorso 5 ottobre dal ministero del lavoro e in carica di fatto dai primi giorni di novembre.

Monego, già presidente della commissione pari opportunità del Comune di Feltre, dirigente d’azienda e presente nel direttivo dell’associazione Belluno Donna, ha le idee chiare: anche in un territorio come quello bellunese le discriminazioni di genere non mancano, non solo a casa ma anche nei luoghi di lavoro.

«E ad esserne vittime sono soprattutto le donne – spiega – che scontano ancora un trattamento molto diverso rispetto agli uomini. Ad esempio, da una recente ricerca effettuata dal coordinamento donne Belluno e Treviso della Cisl che si intitola “Il lavoro femminile e il gap salariale “si evince che le donne sono sottopagate e precarie. Per ogni ora lavorata, una donna prende circa 1,40/1,50 euro in meno di un uomo. Ma le donne hanno anche meno possibilità di essere assunte a tempo indeterminato e continuano a pagare in modo più pesante, rispetto agli uomini, il peso della crisi».

Nei suoi primi sei mesi di lavoro, la consigliera di parità della Provincia (che ha il compito di “ascoltare” il territorio, vigilare e intervenire nei casi in cui si riscontri una discriminazione di genere, nonché lavorare in sinergia con enti pubblici, lavoratori e sindacati per combattere le disparità, il mobbing e promuovere una cultura non discriminante) ha avuto modo di seguire da vicino 3 casi di discriminazione sul luogo del lavoro: in un caso sfociato poi in molestie e attualmente preso in carico dalla procura di Belluno.

Non solo. E’ dello scorso 20 aprile la firma, con le sigle sindacali, del protocollo che ha come obiettivo la corretta applicazione della normativa anti-discriminatoria, puntando a promuovere gli strumenti delle pari opportunità.

«La forza di questo documento – spiega Monego – sta nella duplice azione: da un lato il contrasto a qualsiasi forma di discriminazione, dall’altro l’impegno attivo alla prevenzione e alla formazione, con compiti precisi e reciproci tra consigliera di parità e sindacati. Solo lavorando insieme per costruire una nuova coscienza e una cultura diversa, potremo considerare normalità i temi delle pari opportunità».

Ora la nuova sfida è la realizzazione di un codice di condotta per le aziende, al fine di attivare dei percorsi formativi ai propri dipendenti, specifici sulle discriminazioni di genere, sulla parità e contro le molestie, corsi tenuti da persone formate sull’argomento.

E poi, l’occasione di presentarsi ai sindaci bellunesi, via lettera, sarà anche l’occasione per sensibilizzarli sull’importanza di avere chi, all’interno della giunta, si occupi delle tematiche relative alle discriminazioni di genere. «In provincia solo Feltre e Ponte nelle Alpi – spiega la consigliera di parità – hanno attivato la commissione pari opportunità. Belluno si è al momento fermata per divergenze sul regolamento da presentare in consiglio comunale. Ho già parlato con il consigliere Mongillo, a capo della III Commissione comunale, dando tutto il mio appoggio».

Monego invita gli enti pubblici anche ad aderire a Re.A.dy, la rete italiana delle Regioni, Province Autonome ed Enti Locali impegnati per prevenire, contrastare e superare le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere. Come ha già fatto per conto della Provincia. «La sottoscrizione del documento – spiega – comporta l’impegno di avviare un dialogo con le associazioni locali LGBT per facilitare l’emersione dei bisogni delle suddette persone sviluppando azioni sul territorio. Naturalmente, come consigliera di parità appoggio la proposta di Legge Zan, perché aggiungere diritti non vuol dire toglierne ad altri e altre».

Monego interviene anche sulla vicenda delle due donne di Borgo Valbelluna che stanno lottando per vedere riconosciuta la doppia genitorialità per loro figlio. «Le conosco personalmente – chiude la consigliera di parità – e hanno tutto il mio sostegno. Credo che la legge sulle unioni civili, che compie cinque anni, sia incompleta e vada modificata e integrata, proprio per permettere il riconoscimento della doppia genitorialità».

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