Innovazione e P.A., «superare i paradossi e ragionare su area vasta con una provincia elettiva»

Innovazione e P.A., «superare i paradossi e ragionare su area vasta con una provincia elettiva»

Belluno, terra di paradossi: provincia in grado di attrarre tanto quanto le altre province venete, ma incapace di rispondere alle esigenze di residenzialità; area industriale ricca di capannoni pronti all’uso, ma lontani dai servizi e dalle infrastrutture e per questo poco appetibili sul mercato; territorio mai così ricco di risorse economiche, ma che necessita di un ente provinciale rappresentativo e forte in grado di dare risposte di area vasta.

Per dare ordine a queste contraddizioni, Uncem e Gal Prealpi Dolomiti hanno organizzato per mercoledì 25 giugno il convegno “Il governo dell’innovazione per le aree montane”; dalle 14.45 a Palazzo Crepadona amministratori, politici e studiosi affronteranno la questione in un incontro dedicato a innovazione e pubblica amministrazione, nel quadro più ampio offerto dal progetto Ecosistema Belluno.

Il dossier e l’innovazione montana

Le riflessioni partiranno dall’analisi del dossier prodotto da Idea Studi e Ricerche, che ha sviscerato le dinamiche economiche e sociali della provincia bellunese, le prospettive per l’innovazione in montagna e le cause ed effetti dell’attuale situazione: «Molto spesso, si parla dell’attrattività del Bellunese come di un problema. – spiega Sergio Maset, estensore del dossier – In realtà, i tassi di attrattività provinciali sono molto interessanti, in linea con quelli delle altre realtà venete; anzi, nel 2024 si è registrata la miglior performance regionale per saldi migratori in entrata dall’Italia e dall’estero. Il problema sta nel consolidamento di questi ingressi: servono servizi pubblici, e servono lì dove la gente abita; bisogna rispondere a una crescente domanda abitativa che arriva dall’esterno, ma anche dall’interno. Serve quindi una risposta a ciò che la gente sta chiedendo, non possiamo pensare che la politica possa imporre dall’alto le sue scelte alla popolazione, decidendo dove deve vivere».

Stessa questione sul fronte industriale: «Ci sono centinaia di capannoni in affitto o in vendita, eppure c’è una grande richiesta di spazi produttivi: perché? – si chiede Maset – Perché oggi le aziende non vanno più “dove c’è spazio”, ma cercano infrastrutture, servizi, reti digitali».

La risposta a queste richieste deve arrivare dai territori, in primis delle pubbliche amministrazioni: «Non è solo un’indicazione europea, quello dell’implementazione dell’innovazione nella P.A.; – spiega Sara Bona, sindaca di Tambre e presidente del Gal Dolomiti e Prealpi – innovare, per i comuni, vuol dire garantire servizi più accessibili e più rapidi, ma significa anche diventare attrattivi per i giovani dal punto di vista occupazionale. I nostri ragazzi devono girare il mondo per formarsi e imparare, ma devono trovare un modo per poter “spendere” queste nuove conoscenze a casa loro».

«Le risorse ci sono, ora serve una provincia elettiva»

Il “carico da novanta” dal punto di vista politico lo mette Ennio Vigne, presidente UNCEM Delegazione regionale del Veneto: «Questo territorio non rimane fermo, ha sempre anticipato e continuerà ad anticipare i tempi. Certo è che non possiamo più lamentarci del fatto che mancano risorse: mai come oggi ci sono soldi per questa provincia, dal Fondo dei Comuni di Confine al Fondo Letta. Parliamo di decine di milioni di euro all’anno. Serve però una visione di area vasta, che non si limiti ai piccoli progetti».

Ed è qui che Vigne rilancia uno dei temi particolarmente cari alle terre montane: «Se in pianura tutto sommato l’ente provincia ha un ruolo limitato, in montagna assume una centralità determinante. Per questo, è necessario avere un ente Provincia forte ed elettivo che possa prendere decisioni con uno sguardo ampio su tutto il territorio; i soldi, soprattutto dal punto di vista degli investimenti, non mancano, ma vanno utilizzati senza perdere di vista il vero obbiettivo, cioè quello di dare un futuro alle prossime generazioni delle aree montane. Dobbiamo mandare al più presto in archivio la Legge Delrio e tornare a riempire la Provincia di idee, contenuti e una visione al futuro sul lungo periodo».

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