La Chiesa lo aveva cancellato dal calendario, perché il suo culto era diventato troppo commerciale. Difatti oggi per la liturgia cattolica si celebrano principalmente i santi Cirillo e Metodio. Chi lo sapeva? Forse nessuno. Perché per tutti oggi è San Valentino. Ma chi è davvero il patrono degli innamorati? Un santo antichissimo, vissuto nel terzo secolo dopo Cristo. Le sue reliquie però sono vicinissime: riposano nella chiesa di Limana. Proprio così (anche se le vicende delle reliquie – come sempre – moltiplicano i luoghi che rivendicano le spoglie del santo).
In realtà i santi sono due. Un Valentino sacerdote romano venne ucciso su ordine dell’imperatore Claudio II (213-270) perché accusato di aver sposato clandestinamente alcuni soldati, in un epoca in cui i militari non potevano convolare a nozze. Ma c’è un altro Valentino che incontrò Claudio II: il vescovo di Terni “graziato” dall’imperatore nonostante avesse rifiutato di abiurare il credo cristiano e decapitato dall’imperatore Aureliano il 14 febbraio 273, sulla via Flaminia. È lui il santo degli innamorati, per una felice intuizione politica di Papa Gelasio I, che qualche secolo dopo lo nominò patrono dell’amore per sostituire i riti pagani di Giunone, dea della febbre d’amore.
Politica l’investitura, quindi. E fantasioso il viaggio che lo porta fino a Limana. Perché le spoglie di San Valentino ricompaiono nei documenti dell’Ottocento. E parlano di un’esumazione dalla catacomba di Sant’Agnese, sulla via Nomentana, e di una traslazione proprio in Sinistra Piave. Ecco perché nella chiesa parrocchiale di Limana c’è una statua lignea del santo, deposta in un’urna di legno dorato, conservata sotto l’altare laterale. Dentro la statua dovrebbe esserci una cassetta contenente le reliquie traslate da Roma. E anche il cranio del vescovo Valentino. Ma si sa: la storia delle reliquie è vecchia come il mondo.