Oggi la cantante Jessica Da Re ci porta nel “Paradiso dei calzini” insieme a Vinicio Capossela

Questo è un brano che ben si sposa con la giornata dei calzini spaiati nata dall’idea di alcuni bambini come metafora della diversità. La diversità è bellezza e ci permette di amare le cose in modo così profondo da lasciarle andare quando si perdono in cerca di altro. La diversità non fa perdere la natura delle cose, il calzino è calzino qualunque forma e colore abbia, l’uomo è uomo e l’amore è amore qualsiasi sia il motivo per cui si è perso.

Il brano di Capossela in punta di piedi ci propone una riflessione sulla condizione umana, con un particolare riferimento alla solitudine, a quando ci si sente smarriti o comunque a quando si perde il compagno “gemello”, quell’anima con la quale si condividevano spazi, esperienze ed emozioni. Anche gli amori sono così, si incontrano e poi si perdono per mille motivi e seguono le strade più disparate. Chi si perde consumato in un letto d’albergo, chi si perde nel gruppo in cerca di altro, chi trova la porta chiusa senza neanche sapere il perché, chi smarrisce la strada del ritorno per orgoglio o per delusione, chi, invece, “non ha mai trovato il compagno” e l’ha “fabbricato soltanto nel sogno”.

Sono semplici calzini, in cui però ognuno di noi si riconosce soprattutto quando ha lasciato andare la propria anima smarrita in attesa di un nuovo sorriso. 

Spesso camminiamo per strada avvolti nella solitudine, mentre il nostro amore va a spasso a cercare ristoro. E se esistesse davvero un paradiso che raccoglie tutti i calzini perduti? Il cielo si tingerebbe di mille colori e la terra sorriderebbe guardandolo. 

Gli amori tutti diversi, lunghi, corti, ostinati, sinceri, fedeli e traditi sono sempre custoditi nello stesso posto. Quale sia la natura dell’amore e dove vada a finire conta poco, l’importante è viverlo quando c’è e lasciarlo andare come un palloncino libero e leggero quando ha bisogno di nuovi orizzonti.

Solo così ci si sente sempre uniti e vicini, malinconicamente sereni e senza pene se chi c’era, non c’è più.