Il Ministero della Cultura riporta gli archivi del Vajont all’Aquila

Il Ministero della Cultura riporta gli archivi del Vajont all’Aquila

Le parole del presidente Mattarella del 9 ottobre scorso rischiano di rimanere lettera morta. “Quel che attiene alla memoria deve essere conservato nel luogo dove il disastro è avvenuto” aveva detto il Capo dello Stato, nel suo discorso sulla diga del Vajont, giusto 60 anni dopo la tragedia. E il riferimento era alla richiesta della comunità superstite e sopravvissuta di tenere a Belluno le carte del processo. Una richiesta che sembrava legittima, giusta, sacrosanta e quasi scontata. Invece è tutto fuorché scontata.

QUI MINISTERO CULTURA

Ieri infatti è arrivata la risposta del Ministero della Cultura all’interrogazione presentata dai deputati Scarpa e Fassino, in cui si chiedeva di rendere definitivo il trasferimento del fondo di archivio processuale del disastro del Vajont nella sede dell’Archivio storico di Belluno. 

Una risposta secca: una volta finita la digitalizzazione – dice il Ministero – gli archivi processuali torneranno all’Aquila, mentre a Belluno rimarrà copia digitale.

LA RISPOSTA DI LONGARONE

«”Quel che attiene alla memoria deve essere conservato nel luogo dove il disastro è avvenuto”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica il 9 ottobre scorso, a Longarone. E noi rimaniamo di quell’avviso» dice il sindaco di Longarone, Roberto Padrin. «Scriverò personalmente al Presidente della Repubblica, che so condividere con la comunità di Longarone una richiesta legittima e sacrosanta. Non è solo una questione di memoria o di rispetto, ma anche e soprattutto di sensibilità nei confronti di una ferita che è ancora aperta, perché a Longarone vivono superstiti, sopravvissuti, gente che ha perso tutto e che sulla memoria del disastro – e quindi anche sulle carte processuali, fatte di immagini e atti ufficiali – ha un punto di riferimento, un appiglio, quasi una bussola con cui orientarsi. In subordine, chiederemo un deposito almeno trentennale del fondo processuale, di modo che le generazioni toccate dalla tremenda tragedia del Vajont possano avvicendarsi, lasciando a sopravvissuti, superstiti e loro discendenti quel legame anche fisico con le carte del processo che una semplice copia digitale non sarà mai in grado di costituire. Sono certo che su questo un ragionamento di buonsenso è e sarà sempre possibile». 

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