Il glossario della neve apre le porte virtuali dei musei dolomitici

Il glossario della neve apre le porte virtuali dei musei dolomitici

Nonostante le nuove restrizioni, il Museo etnografico della Provincia di Belluno e del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi apre le sue porte virtuali. E lo fa in rete con altri musei delle Dolomiti, grazie al progetto promosso dalla Fondazione Dolomiti Unesco e a uno spazio digitale comune. Da oggi è online sulla piattaforma Dolom.it un nuovo glossario digitale, che raccoglie più di 50 termini e modi di dire dedicati alla neve provenienti dal Feltrino, dal Comelico, dalla Val di Fassa, dalla Val Badia, dalla Carnia, dallo Zoldano e dall’Ampezzano. Dalla neve ghiacciata e quella a grosse falde, da quella pesante e quella portata dal vento: una ricchezza linguistica che esprime la strettissima relazione delle popolazioni dolomitiche con il paesaggio e con la neve in particolare.

Il glossario nasce da un’iniziativa partecipativa lanciata dal Museo etnografico sui social network. «A dicembre abbiamo lanciato un post su Facebook che invitava il pubblico a condividere le loro definizioni legate alla neve – racconta Cristina Busatta, direttrice del Museo etnografico di Seravella -. La partecipazione è stata vivacissima, con tanti interventi da luoghi diversi delle Dolomiti bellunesi. Questo ci ha spinto ad allargare l’indagine insieme ai musei delle Dolomiti, il progetto di rete a cui partecipiamo da ormai due anni».

Ancora una volta, i musei delle Dolomiti hanno saputo superare le difficoltà del periodo per raccontare e valorizzare in rete il patrimonio del territorio: «I contenitori culturali rappresentano uno strumento fondamentale in un momento come quello che stiamo vivendo – afferma il consigliere provinciale delegato alla cultura, Simone Deola -. Le occasioni culturali sono uno spazio di evasione e di arricchimento che la Provincia non ha certo dimenticato, ma anzi ha inserito tra i temi importanti per superare la crisi causata dalla pandemia. Questo glossario sulla neve potrà essere l’inizio di un percorso per raccogliere e conservare un lessico tradizionale, fortemente locale e storico che altrimenti andrebbe perduto. In fondo, si tratta di conservare le nostre radici». 

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