Aprire, o non aprire? Questo è il problema. Economico e logistico, più che amletico. Ma quanto mai d’attualità per i rifugi alpini bellunesi (in foto il Padova, sotto gli Spalti di Toro, a Domegge). Perché tra restrizioni Covid, nebbia fitta sull’andamento dell’estate, bizze meteo e presenza ancora consistente di neve in quota, è complicato programmare la stagione. E la volontà di aprire potrebbe essere surclassata dalle difficoltà. Prima tra tutte quella dei pasti solo all’aperto.
«In vista dell’imminente apertura dei rifugi, neve e condizioni climatiche permettendo, sottoponiamo la grande preoccupazione dei gestori sul fronte delle limitazioni alle consumazioni dei pasti ora in vigore – dice Guido Lorenzi, presidente del Gruppo Provinciale Rifugi Alpini di Confcommercio Belluno -. Pensare di avviare la stagione con il solo servizio all’aperto – salvo che per gli alloggiati – in un contesto caratterizzato, quest’anno più che mai, da un clima ancora rigido anche di giorno e dalla presenza di grandi quantitativi di neve al suolo, rappresenta una costrizione molto penalizzante e difficilmente gestibile».
È per questo che i rifugisti hanno scritto. All’assessore regionale al turismo Caner. Al presidente della Provincia. A parlamentari, senatori e consiglieri regionali bellunesi. Una lettera con una sola richiesta: considerare le peculiarità della montagna e del settore rifugi, caratteristico e valorizzante per le Dolomiti. Il loro ruolo proprio primario infatti è legato all’ospitalità degli escursionisti in luoghi idonei, riparati e riscaldati soprattutto in condizioni climatiche difficili. La possibilità di somministrare alimenti e bevande solo all’aperto, e in spazi spesso ridotti in funzione della presenza di neve comporterà notevoli disagi tanto per i gestori quanto per i turisti della montagna.
«È vero che il Covid è un’emergenza sanitaria ma è altrettanto chiaro come i rifugisti non possano mettere a repentaglio la sicurezza di chi frequenterà la montagna – sostiene Lorenzi -. Chiediamo di intervenire affinché al più presto i rifugi vengano messi nelle condizioni di poter utilizzare anche gli spazi interni in virtù delle criticità che potrebbero sfociare in problemi di sicurezza. È impensabile, se non forse a stagione inoltrata e solo meteo e caldo permettendo, organizzare il servizio di accoglienza e ristoro esclusivamente all’aperto; è in ogni caso chiaro e scontato come, nell’interesse di tutti, in condizioni favorevoli verrà favorito l’utilizzo degli spazi aperti, prassi già consolidata dall’estate scorsa».